[20/11/2006] Parchi

Parchi, a che punto siamo?

PISA. Vorrei riprendere il titolo di un mio recente libretto per cercare di rispondere ad una domanda che dopo alcuni mesi di governo credo più che legittima sia doverosa.
Partiamo dalla Toscana. L’eredità del passato governo richiedeva che innanzitutto si sanassero le situazioni incancrenite dei nostri tre parchi nazionali due dei quali è bene ricordarlo sempre - sono interregionali.

Dal commissariamento stiamo finalmente uscendo ma con fatica e ingiustificati ritardi come nel caso delle Foreste Casentinesi. E purtroppo la stessa situazione la troviamo altrettanto ingiustificatamente in altre regioni a partire dall’Abruzzo. Non è un bel capitolo né per le regioni interessate né per il ministero.

Non meno urgente ovviamente era rimpinguare le casse prosciugate dei parchi nazionali e non costringere le stesse regioni a penalizzare i loro parchi. Qualcosa si è ottenuto ed è giusto darne atto al ministro nell’attesa di vedere quale sarà anche il panorama regionale a finanziaria approvata.

Ma questo era ed è naturalmente solo l’avvio di una politica chiamata dopo Matteoli a dare ben altre e impegnative risposte al complesso dei parchi e delle aree protette. E qui per la verità –bisogna dirlo- non è ancora chiaro cosa bolle in pentola e cosa si intende fare. E’ vero che il ministro parlò tempo fa di una Conferenza nazionale dei parchi alla quale più recentemente ne ha aggiunte altre: sul mare, il clima etc. Ma già questa settorializzazione suscita qualche perplessità. Facciamo un esempio.

I parchi tra i problemi più delicati e irrisolti che si trascinano dietro da anni hanno quello della condizione delle aree protette marino-costiere che restano la vera cenerentola di quello che dovrebbe essere un sistema integrato terra -mare. In quale sede faremo finalmente una seria discussione non propagandistica sul punto? Riprenderemo quella elaborazione a cui contribuì Federparchi con il progetto Coste Italiane Protette (CIP) riconosciuto a parole anche nel documento conclusivo della Conferenza di Torino ma rimasto lettera morta?

Ma una conferenza nazionale se non vuole esaurirsi in un evento passarella di cui non vi è alcun bisogno deve mettere in moto da subito un percorso che impegni preventivamente regioni ed enti locali a partire da quelle realtà dove maggiore è l’esigenza di cooperazione stato-regioni-autonomie e cioè ove esistono parchi interregionali; è il caso nostro dove Toscana e Emilia debbono unitamente allo stato mettere a punto progetti sia per quanto riguarda APE ( appennino parco d’europa) ma altrettanto la nostra regione deve fare con la Liguria per quanto riguarda la costa e il Santuario dei Cetacei la cui Cabina di pilotaggio nazionale sembra caduta in sonno da tempo, ma anche per quanto riguarda il Magra dove i liguri hanno un parco regionale e noi soltanto alcune ANPIL.

Su questo terreno nonostante anche alcune recenti decisioni comunitarie. dello stesso Parlamento europeo che proprio nei giorni scorsi ha rilanciato l’esigenza di anticipare di alcuni anni gli obiettivi della gestione integrata delle coste, facendo leva sulle aree protette non si notano movimenti, idee, proposte.

C’è naturalmente molto altro; basta pensare alle questioni emerse in questi ultimi mesi in Toscana con il dibattito sulla Val d’Orcia e Montichiello. Certo, c’è in primo luogo una dimensione regionale che ha riproposto non sempre con la necessaria chiarezza esigenze di governo del territorio non riconducibili unicamente e talvolta neppure principalmente alle normative urbanistiche.

Resta inspiegabile – tanto per fare un esempio - l’assoluto silenzio (in Toscana!) sul ruolo dei parchi e delle aree protette specialmente per quanto riguarda il paesaggio per taluni riconducibile praticamente solo alle sopraintendenze.

Ma da questa dimensione regionale che rischia divaricazioni che minerebbero alla base qualsiasi politica integrata e di coesione –per usare termini ricorrenti in sede comunitaria-emerge chiaramente un aspetto di portata e urgenza nazionale e cioè il rapporto pianificazione ordinaria e pianificazioni speciali quali sono quelle dei parchi ma anche dei bacini idrografici che i decreti matteoliani hanno colpito e affondato.

Segnali negativi al riguardo li avevamo registrati e dovemmo energicamente contrastarli al momento della approvazione della attuale legge toscana sul governo del territorio che penalizzava pesantemente proprio i parchi regionali. Evitammo il peggio ma non ottenemmo il meglio.

Da qui si deve ripartire e risulterà subito chiaro che questo dibattito deve trovare una sponda adeguata e credibile anche sul piano nazionale. D’altronde il ministero se vuole rimediare ai danni della passata gestione deve uscire da quegli uffici romani –vedi per tutti il Santuario- dove tutto muore o al massimo vivacchia burocraticamente. I commissariamenti hanno sulla coscienza anche questo svilimento del ruolo delle strutture amministrative ministeriali. Anch’essi hanno bisogno d’aria meno ammuffita.

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