[22/11/2006] Acqua

La Regione Toscana boccia la «ripubblicizzazione» del servizio idrico

FIRENZE. Il Consiglio regionale ha bocciato la proposta di legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico, firmata da oltre 40mila cittadini toscani, e sostenuta anche da esponenti regionali dei DS, di Rifondazione, Pdci e Verdi. A respingere la proposta Ds e Margherita e tutto il centro-destra, a favore Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi.

E mentre la casa delle libertà sottolinea le divisioni della sinistra, proprio dal Pdci vengono le prime prese di posizione: «Noi Comunisti italiani – ha detto il capogruppo Luciano Ghelli - votiamo la legge di iniziativa popolare, ma se questo Consiglio Regionale la respinge la sua maggioranza fa un’autorete». Poi Ghelli fa una promessa: «il Pdci si impegna a riproporre in aula la legge di iniziativa popolare sull’acqua, frutto del lavoro di un comitato e appoggiata da oltre 40mila firme di cittadini. Bocciando la legge si è persa l’occasione di aprire una porta alla partecipazione. Si poteva scegliere di continuare il confronto con il comitato che ha presentato la legge, si poteva scegliere di aspettare per capire cosa deciderà sull’argomento ‘acqua’ il governo nazionale che, stando al programma dell’Unione, parla di proprietà e gestione pubblica».

Per i Verdi, il dato concreto è che l’acqua è entrata in una logica privata con clausole micidiali. E invece la logica deve essere pubblica proprio per evitare le micidiali applicazioni in ambito locale che producono disparità di tariffe fra diverse zone della nostra regione. Il gruppo ha anche proposto di riportare il provvedimento in commissione.

Per il presidente del gruppo di Forza Italia Maurizio Dinelli «Sull’acqua la maggioranza regionale va a fondo. Sui servizi pubblici, ed in modo particolare sulla gestione del ciclo idrico integrato, la sinistra toscana non ha una visione unitaria né tanto meno condivisa. Rifondazione, Verdi e Comunisti Italiani contro DS e Margherita. Forza Italia è per l’introduzione delle regole della concorrenza, con specifiche ed incisive tutele per le fasce sociali più deboli, anche nella gestione di tutti i servizi pubblici in favore di tariffe più basse e di una migliore qualità del servizio. La storia ha dimostrato che solo il mercato, moderato da interventi di tipo sociale, può assicurare tutto ciò».

Il gruppo Ds ha evidenziato come proprio il terreno della nuova legge sui servizi sia «il terreno migliore sul quale dibattere e sul quale far confluire le importanti richieste avanzate dalla proposta di legge popolare».

Ancora più sferzante il presidente del gruppo di An Maurizio Bianconi:«debbo dire che sulla questione della ripubblicizzazione delle acque abbiamo registrato un fallimento perché tutti, per un verso o per l’altro, dicono che le cose così non vanno bene. C’è una curiosità politica, però: io sapevo che una delle condizioni inderogabili per cui Rifondazione non avrebbe fatto il ribaltone era la ripubblicizzazione delle acque. Mi pare ora che ciò non avvenga, mi domando come farete ora a tornare indietro».

Poi Bianconi espone la sua ricetta per risolvere i problemi dell’acqua in Toscana: «siccome tutte queste società di gestione segnano dei passivi marcati, basterebbe molto semplicemente invitarle a fare ciò che per contratto debbono fare impedendo ai comuni di rifinanziarle, così da farle fallire e mandarle a casa. Questo è l’unico sistema per modificare questo mostro che abbiamo messo in piedi. Ma noi in Toscana abbiamo fatto anche di peggio: sì perché nella Legge Galli ci sono gli Ato; ma noi ci siamo inventati gli Aato solo perché la politica voleva mettere le mani su una società privata. Siamo in un cul de sac in cui le società non si possono muovere, dei cittadini non si tiene contro e ci siamo inventati un sistema in cui il controllore e il controllato sono il medesimo soggetto. E’ un affare che fa morir dal ridere anche a sentirlo». Per l’esponente di An «abbiamo messo insieme il peggior capitale e la peggior politica, tanto c’era il fesso che pagava: l’utente. Allora bisogna tornare indietro, mettendo in atto una privatizzazione liberalizzata, perché non è possibile continuare a fare privatizzazioni con società inventate dalla politica. Qui la cura è peggiore del male. E chi ne fa le spese? I cittadini».

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