[24/11/2006] Energia

Itae-Cnr: «Telefonini e lettori dvd andranno a idrogeno»

LIVORNO. Un mondo all’idrogeno sembra ancora un sogno eppure ci sono segnali che qualcosa sta muovendosi e che le profezie volenterose di Rifkin potrebbero essere più vicine di quel che sembra.
Il Cnr ha illustrato, durante il workshop “Energia e mobilità ad una svolta”, tenutosi durante la manifestazione H2 Roma, il progetto del primo centro testing nazionale dell’Istituto di tecnologie avanzate per l’energia (Itae-Cnr) che vuole favorire il rapporto tra potenziali utenti e produttori delle nuove tecnologie dell’idrogeno.

Un’alimentazione ad idrogeno non solo destinata ai trasporti ma anche per sviluppare tecnologie per alimentare computer e dvd portatili e con applicazioni domestiche per produrre con piccoli generatori elettricità e calore, con lo sviluppo di un mercato di grande interesse per le piccole e medie imprese.
L’Itae-Cnr di Messina è già uno dei centri di ricerca leader nel settore delle celle a combustibile, e fin dal 1983 contribuisce allo sviluppo ed alla diffusione di questa tecnologia a livello industriale.

«La principale caratteristica delle fuel cell - spiega il direttore Gaetano Cacciola - consiste nella possibilità di produrre energia elettrica da combustibili tradizionali, con elevato rendimento e con solo modeste emissioni di CO2, e nella opportunità di produrre contemporaneamente calore utilizzabile».

E le celle ad idrogeno miniaturizzate potrebbero trovare valide applicazioni nel settore dei portatili, e propri su questo l’Itae ha messo a punto un primo progetto, realizzando un prototipo, presentato ad H2 Roma, di unità di alimentazione, basata su fuel cell , per sistemi elettronici che può erogare 12W a 9.5 V, che alimenta un lettore Dvd portatile. «Il cuore del dispositivo – spiega Cacciola - è una batteria di celle a combustibile ad elettrolita polimerico (Pefc), nella versione ‘ad aria libera’, in grado di erogare 15W a 5-6 volt di tensione».

Un sistema realizzato interamente dell’Itae e costituito da 10 celle Pefc da 25 cmq, che non hanno bisogno di pompaggio di aria, né di riscaldamento o umidificazione. «l’idrogeno – spigano i ricercatori dell’Itae - inoltre, è a consumo e necessita solo di un controllo della pressione. L’idrogeno necessario per il funzionamento è accumulato in una semplice piccola bombola a bassa pressione, che può essere sostituito da altri sistemi di accumulo per aumentarne l’autonomia».

Intanto a Messina nascerà il primo centro testing nazionale, finanziato da ministero dell’ambiente, regione Sicilia e Cnr, per le nuove tecnologie dell’idrogeno «Il progetto, avviato a gennaio 2006 – spiega il direttore dell’Itae-Cnr - prevede la realizzazione di una struttura, di circa 7000 m3 costituita da laboratori e aule, capace di organizzare e favorire il rapporto tra potenziali utenti e produttori delle nuove tecnologie dell’idrogeno prossime alla commercializzazione, mediante la fornitura di un servizio testing e la formazione del personale, in modo da agevolare l’avvio del mercato». Una struttura con stazioni di prova per celle a combustibile e sistemi di produzione di idrogeno per potenze comprese tra 5 e 50 kW e per sistemi energetici utilizzanti celle a combustibile, sia stazionarie che mobili.
Un’altra notizia all’idrogeno viene dal Canada dove i ricercatori dell’Università di Windsor hanno sviluppato un nuovo materiale per immagazzinare idrogeno ad una temperatura vicina a quella ambientale.

Una scoperta che potrebbe risolvere un altro dei problemi dello sviluppo dell’idrogeno come carburante: lo stoccaggio a basso costo. L’idrogeno doveva finora essere conservato liquido e ad alta pressione, un sistema costoso e ingombrante, così la ricerca si è orientata sui materiali solidi porosi per immagazzinare grandi quantità di gas, ma finora la cosa era riuscita solo utilizzando metalli e catalizzatori costosi come il platino, mettendo fuori mercato queste tecnologie.

Ma sull’ultimo numero di “Science” è stato pubblicato un articolo dei ricercatori canadesi diretti da Douglas W. Stephan che asseriscono di aver ottenuto un materiale «costituito da coppie di atomi di boro e fosforo separate da anelli di atomi di carbone, che è in grado di catturare l’idrogeno gassoso per poi cederlo a temperature intorno ai 100°C». Ma gli scienziati dell’Università di Windsor, mettono in guardia da facili entusiasmi perché ci vorrà ancora molto tempo per realizzare un prodotto utilizzabile ai fini commerciali. Infatti, finora il materiale realizzato attuale può di immagazzinare idrogeno solo per lo 0,25% del suo peso, siamo ancora lontani dal 6% indicato come obiettivo da raggiungere dal dipartimento dell’energia Usa.

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