[28/11/2006] Consumo

Sociale e ambientale: quando la sostenibilità fatica a trovare una sintesi

LIVORNO. L’archeologo a capo del consiglio supremo per le antichità egiziane vuole dimezzare l’afflusso di turisti che ogni anno gremiscono l’area delle piramidi e che viene calcolato in circa 8-10 milioni di individui. I turisti infatti stanno consumando millenni di storia e Zahi Hawass ipotizza misure drastiche contro sudori, fiati, e flash delle macchine digitali…. Problema simile (ma solo in parte) in Cina, dove si stimano in 6400 i chilometri di grande muraglia che sono scomparsi negli ultimi decenni a causa soprattutto dei souvenir prelevati dai turisti. Ma se nel Paese asiatico si punta a misure punitive più pesanti per gli atti di vandalismo (compreso l’arresto), in Egitto la situazione è diversa: forse qualche multa per i flash che sbiadiscono le pitture può essere prevista, ma il visitatore che si comporta in maniera impeccabile contribuisce comunque al deterioramento delle opere.

C’è da dire che la volontà di dimezzare i turisti annunciata dal più importante archeologo egiziano per il momento è stata totalmente ignorata dalle autorità del Paese, che si guardano bene anche solo dal pensare a misure che limitino l’arrivo dei turisti.

L´usura di beni artistici e paesaggistici è quindi paragonabile al consumo delle risorse naturali e se non altro è importante che se ne cominci a discutere. Quando si incrementano i parcheggi infatti c’è da tenere in considerazione che non solo si abbassa la qualità turistica del bene (che sia una spiaggia o che sia un piramide, più la meta è affollata e meno è agognata), ma si va a minarne la sostenibilità anche dal punto di vista naturale o artistico.

Ma quale può essere lo strumento più idoneo allora, per tutelare il patrimonio archeologico della Valle del Nilo? La soluzione individuata da Hawass pare quella più ovvia, ovvero il drastico aumento dei prezzi del biglietto di accesso. E al di là dell’efficacia (tutta da verificare) qui la contraddizione tra sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale si rivela in tutta la sua forza: chi può permetterselo economicamente visita la piramide di Tutankhamon, chi i soldi non ce li ha si priva di questo godimento e si ferma a Sharm El Sheik a vedere i pesci colorati (almeno fino a quando il turismo di massa lo permetterà!).

E per casi nazionali come quello egiziano, non è neppure pensabile di adottare “soluzioni sociali” tipo quella recentemente proposta da Ermete Realacci per Portofino (rimasta lettera morta): ogni italiano ha diritto di visitare una volta nella vita Portofino, e dalla seconda visita deve pagare (ovviamente l’eventuale parcheggio dell’auto si paga sempre, quindi chi invece può ormeggiare in rada lo yacht bypasserebbe comunque il “freno sociale”). Se è già azzardato pensare a una banca dati dei potenziali visitatori italiani di Portofino, è iperbolico ipotizzarlo a livello planetario…

L’ultima considerazione ci porta nuovamente in Cina. Lo studio di consulenza McKinsey ha indagato i futuri comportamenti dei consumatori cinesi: le novità scarseggiano, c’è la conferma della crescita vertiginosa e che il mercato cinese supererà ben presto quello tedesco (2015) e poi quello giapponese (2025), e che tradotto in news buone per i giornali significa per esempio pensare al fatto che se oggi tutti i cinesi avessero la disponibilità di carta igienica degli occidentali, gli alberi scomparirebbero dalla faccia della terra nel giro di pochi anni.

Ma per rientrare nel terreno del consumo di beni naturali / beni artistici e storici rileviamo che i soldi spesi per istruzione svaghi e viaggi aumenteranno in Cina ogni anno in media del 9,7% da qui al 2025, quando saranno la terza fetta del paniere... ops! quale era la percentuale di turisti cinesi sui 10milioni di persone che l’anno scorso hanno sfiatato dentro la piramide di Tutankhamon?

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