[30/11/2006] Trasporti

Zambrini (Ambiente Italia): sociale e ambientale, è questa la funzione del trasporto pubblico

LIVORNO. Abbiamo chiesto a Mario Zambrini dell’Istituto Ambiente Italia, un commento a questa situazione.

Mario Zambrini, siamo di nuovo al caos nel trasporto pubblico e il problema è ancora quello del finanziamento pubblico.
«Questo è un presupposto che si esplicita ovunque, in tutti i Paesi il trasporto pubblico viene massicciamente finanziato con la finanza generale. In Italia c’è magari un problema di efficienza, che manca. E tanto più occorre finanziare il trasporto pubblico, quanto più questo assume una rilevanza sociale. Perché garantisce mobilità a fasce sociali deboli, che lo sono anche per una capacità di spesa ridotta e verso cui c’è una generale spesa di sostegno. Questo implica però un peggioramento progressivo, perché gli enti locali hanno sempre meno risorse da spendere in spesa sociale e per questo il servizio tende a ridursi, e ad essere sempre più scadente».

Ma qual è la via di uscita. Liberalizzazione e privatizzazione sono la risposta giusta?
«La via d’uscita dovrebbe essere quella di programmare un servizio di trasporto pubblico sempre più alternativo all’auto privata e sostituibile con altri. Ma garantire la possibilità di passaggio dall’auto privata ad un servizio collettivo è costoso e lo diviene ancora di più perché a quel punto è destinato a fasce sociali che hanno anche possibilità più elevata e quindi chiedono anche migliori prestazioni, per utilizzarlo».

Ma se i maggiori servizi equivalgono a maggiori spese, e i fondi sono già pochi adesso come se ne esce?
«Bisognerebbe scegliere se puntare su nuove autostrade e tangenziali o se puntare davvero su un trasporto pubblico alternativo. Gli investimenti hanno rilevanza quando diventano davvero alternativi al trasporto privato. Bisognerebbe arrivare ad una sorta di exit strategy da un trasporto urbano dominato dall’auto privata. Uno scenario che sarà anche al di là del tempo e che sarà anche influenzato dall’aumento dei costi del petrolio, dalle esigenze dettate dall’inquinamento e a problemi sanitari ad esso collegato. Bisogna scegliere e indirizzare le politiche da una parte, non continuare a scegliere capre e cavoli».

Del resto il sistema dei trasporti dà anche un contributo considerevole in termini di emissioni di C02, quindi dovrebbe essere considerato strategico intervenire su questo settore anche per il rispetto dei parametri di Kyoto.
«Indubbiamente. Invece anche quando si investe per esempio sulle Ferrovie, si mantiene l’approccio che fare un pilone è un investimento e spendere per gli stipendi sono soldi buttati al vento. E le Ferrovie stanno andando a ramengo sulla gestione.
Per esempio sul tratto di Alta velocità su Torino Milano Napoli, lo stato si è indebitato e ha indebitato oltre che noi i nostri figli e nipoti per un servizio che è prossimo al fallimento. In pratica gli stessi disservizi che ci sono oggi per i pendolari ci saranno domani sulla Tav».

E le regioni che dovrebbero avere un ruolo strategico, che fanno?
«Le regioni si lamentano che non hanno soldi per il trasporto pubblico, ma poi continuano a chiedere di fare investimenti su tutto ciò che è alternativo e competitivo con esso, e quindi alta velocità, autostrade e tangenziali».

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