[30/11/2006] Acqua

Dal 2008 a Giannutri il dissalatore alimentato dal sole

GIANNUTRI (GROSSETO). Tra un anno gli abitanti dell´isola di Giannutri potranno bere l´acqua di mare, opportunamente depurata dal nuovo dissalatore che oltre a far finire l´era delle bettoline che dal continente portavano l´acqua, avrà un altro importante pregio: sarà alimentato da pannelli fotovoltaici.

«Con la firma dell’accordo - afferma l’assessore all’ambiente Artusa - si avvia a soluzione un problema annoso, a cui era sempre più oneroso far fronte. Grazie alle avanzate soluzioni tecnologiche individuate, l’impianto di dissalazione dell’isola di Giannutri, sarà non solo ambientalmente sostenibile, ma anche economicamente vantaggioso: dotato di un dispositivo per il risparmio e recupero energetico, è infatti predisposto per essere alimentato da pannelli fotovoltaici».

La Regione in effetti spende più di 450mila euro all’anno. L’impianto sarà costruito nel 2007 – il collaudo è previsto per la fine di ottobre del prossimo anno – e sarà alimentato da energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Lo stabilisce l’accordo di programma sottoscritto dalla Regione, dal Comune dell’isola del Giglio e dall’Ato 6 Ombrone.

Nella divisione dei “compiti” tra i tre soggetti firmatari, la Regione garantisce il finanziamento dell’impianto per un importo pari a 600mila euro che ha già stanziato. L’Ato 6, presieduta da Moreno Periccioli, è responsabile della progettazione definitiva e esecutiva. Il Comune dell’isola del Giglio, in quanto ente attuatore, si occuperà di acquisire le varie autorizzazioni, di approvare il progetto e di seguire le fasi di appalto, realizzazione e collaudo anche attraverso il proprio responsabile dell’ufficio tecnico, a cui è affidata la responsabilità dell’attuazione dell’accordo.

Il dissalatore, che sorgerà nei pressi di Cala Maestra, con relativa presa e scarico a mare, sarà in grado di soddisfare un fabbisogno di circa 100 metri cubi al giorno utilizzando il processo tecnologico dell’osmosi inversa, e di accumulare fino a 1200 metri cubi usando come “deposito” cinque cisterne romane interrate e intercomunicanti poste sotto il vincolo delle Soprintendenze ai Beni archeologici e ai Beni architettonici e Paesaggio. Avrà un gruppo elettrogeno di circa 30 kw e un gruppo aggiunto per il recupero energetico.

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