[04/12/2006] Trasporti

Rifiuti: la pars destruens è rock, quella costruens è lenta (O no?)

LIVORNO. Da Grillo a Celentano (Nella foto) , dal blog al grande schermo la semplificazione dei temi complessi, passa ormai anche dalla spettacolarizzazione. Anzi, si potrebbe dire che i temi complessi passano solo attraverso la loro spettacolarizzazione. Ma in questi casi il tentativo di rendere i temi complessi più facili e quindi più comprensibili, pratica assolutamente meritoria, scivola invece nella banalizzazione dei problemi facendo diminuire anziché accrescere l’informazione e facendo aumentare, invece che diminuire, la confusione.

«La gente non vede l´ora di assistere a qualcosa che non si capisce, perché la banalità ha invaso il mondo» ha detto Celentano sabato sera da Fazio. Già! Proprio così!

E quindi, tanto per combattere questa banalità che ha invaso il mondo, gli inceneritori sono paragonabili ad una guerra secondo Celentano e i comuni, di destra e di sinistra, che ne sono consapevoli «hanno deciso di costruirne altri 180 (chissà da dove verrà questo numero......,ndr) perché se noi invece di incenerire i rifiuti inceneriamo il popolo risolviamo il problema». Parola di Celentano. E se lo ha detto lui, dato l’appeal di cui gode, quasi certamente buona parte delle persone che sabato sera erano di fronte allo schermo tv a seguire «Che tempo che fa» si sentiranno più convinti che la strada giusta è quella di fare barricate contro gli impianti di smaltimento e di incenerimento in particolare.

Perché «dire inceneritore è uguale a dire cancro». Ma non saranno certo altrettanto disponibili e convinti a rinunciare a un auto a testa in famiglia, anche se le emissioni dei tubi di scappamento producono più di 8000 morti all´anno come ci dice l´Oms, senza aspettare che il cancro gli venga. Oppure a rinunciare a riscaldare i loro appartamenti con il combustibile più pulito che esiste (il metano) ma che è la causa più incidente sulla produzione delle famigerate nanoparticelle, come numerosi studi hanno dimostrato.

E saranno anche più convinti, quei cittadini, a non votare più alle prossime elezioni né per la destra, né per la sinistra «perché tanto sono tutti uguali».

Viene da chiedersi se saranno altrettanto consapevoli quei cittadini, proprio ora che si approssima il periodo natalizio, che grazie alle tredicesime più pesanti (il 3,9 per cento rispetto al 2005) lo shopping natalizio secondo le previsioni del Centro studi di Confcommercio dovrebbe superare i 15 miliardi di euro (500 milioni in più rispetto all’anno scorso) e che questi beni andranno ad aumentare le tonnellate di rifiuti che poi dovranno essere gestiti. Ergo, serviranno impianti per farlo e saranno impianti di riciclo di recupero ma anche di smaltimento. O è meglio che la Germania, notoriamente meno ambientalista dell´Italia, continui a farci da pattumiera aggiungendo così, agli impatti degli impianti, anche quelli delle emissioni per trasportarli?

E in attesa che l’usa e getta divenga fabbricato in casa e che anziché mettere la camicia sporca in lavatrice la si potrà inserire nel riciclatore casalingo, il mercato degli oggetti destinati ad essere usati una sola volta (vedi Il sole 24 ore di oggi) o comunque per un tempo breve, non solo non arretra ma, sembra, è appena agli albori.

Ma guai a tenere legati questi aspetti. Guai a ricordare che i cambiamenti negli stili di vita e il ricorso ai consumi sempre più legati al superfluo e alle mode piuttosto che al valore d’uso reale degli oggetti è indissolubilmente associato ad un aumento dei rifiuti. Il solo ricordarlo potrebbe deprimere quel pacato vento di ripresa economica che il Censis registra nel suo 40° rapporto e che se riuscirà a superare le secche di una manovra economica contestata e vissuta in maniera vittimistica potrebbe portare ad un vero e proprio boom.

Del resto anche il sondaggio tra i consumatori commissionato da Confesercenti, che prevede un Natale sobrio, con qualche preoccupazione per le conseguenze per la finanziaria, ma anche con tante speranza per il futuro, fa presagire che la ripresa potrebbe essere vicina e quindi i consumi potrebbero ritrovare quella fulgida stagione di crescita, tanto attesa e tanto ricercata. Ma che questa crescita dei consumi che mette d’accordo destra e sinistra, che fa dialogare associazioni di categoria e sindacati, che trova consensi a 360 gradi, è indissolubilmente e innegabilmente legata ad un aumento della produzione dei rifiuti, e che questo comporta la necessaria conseguenza di doversene occupare, non c’è un “bucaschermi” a ricordarlo. Come nesun "bucaschermi" è mai intervenuto, in 12 anni di emergenza in Campania, ad indicare che cosa si può fare per ridurre i rifiuti (vedi gli articoli di greenreport su Vienna) e come si può spingere la raccolta differenziata e, che cosa se ne deve fare, comunque, di ciò che residua (anche dalla raccolta differenziata).

Evidentemente questo è un Paese dove la pars destruens è «rock» e la pars costruens è «lenta». L’importante è tenere distanti questi due aspetti, fare in modo che non vengano messi in relazione. Spingere affinchè aumentino i consumi individuali e collettivi secondo questa logica fa crescere l’economia. Ma spingere perché tra i cittadini diminuisca la responsabilità individuale e collettiva, sempre secondo questa logica, cosa fa crescere?

Torna all'archivio