[06/12/2006] Acqua

L´edilizia trascina l´economia e sbanca gli alvei dei fiumi

FIRENZE. Estrazioni illegali di sabbia, enormi guadagni, imprese senza scrupoli con organizzazione paramilitare, fatturato in nero, presenza di criminalità organizzata, pochi mezzi e uomini delle forze dell’ordine a cercare di contrastare il fenomeno e pochi anche gli ispettori idraulici.

Questo è quanto avviene sul fiume Po ed emerso da un’inchiesta pubblicata sul Sole 24 Ore supportata da dati e monitoraggi di Legambiente che da anni denuncia il problema. 3,5 milioni di metri cubi di sabbia estratti illegalmente dall’alveo, 150 milioni di fatturato in nero e il letto del corso d’acqua che si abbassato di 5 metri negli ultimi 50 anni. Sono le nude cifre del fenomeno che è in atto sul più grande corso d’acqua italiano.

Ma l’attività di estrazione di inerti dai fiumi parte da lontano e non riguarda ovviamente solo il corso d’acqua che bagna la pianura Padana. Subito nel dopoguerra l’estrazione di sedimenti fluviali raggiunse proporzioni stratosferiche. Il grande boom economico, l’esigenza di dotarsi di un sistema di infrastrutture adeguate, ma anche la possibilità di costruire senza una corretta pianificazione, ha reso il settore edilizio tra quelli maggiormente trainanti per lo sviluppo del Paese. La richiesta del mercato era senza limiti, il materiale pregiato e di facile estrazione.

Ma alle motivazioni economiche ben presto si associarono anche motivazioni di carattere idraulico: opinione diffusa (quanto errata) è quella che collega direttamente l’estrazione di materiali depositati dal fiume (ghiaie e sabbie) ad una maggior sicurezza idraulica. Per questo motivo ancora oggi, quando l’estrazione di inerti in Italia è generalmente proibita da molti anni per le conseguenze evidenti sugli ambienti fluviali e sui litorali, si rilasciano permessi di estrazione per il riassetto idraulico del corso d’acqua che in conseguenza poi degli scarsi controlli, sia la finalizzazione sia i volumi estratti hanno destinazioni e dimensioni diverse rispetto a quelle previste nella concessione di scavo.

Quali sono le conseguenze più evidenti sugli ambienti fluviali? Gli effetti dell’escavazione di inerti sono sostanzialmente di tre tipi: effetto morfologico ed idrogeologico, effetto idraulico ed effetto ecologico-ambientale. Sinteticamente, dal punto di vista morfologico l’escavazione porta a modificazioni del profilo longitudinale del corso d’acqua con incisione a monte e a valle del punto di scavo; instabilità dell’alveo con variazioni di larghezza che innesca erosione delle sponde; instabilità di manufatti ed infrastrutture (scalzamento dei piloni dei ponti); erosione costiera; abbassamento della falda freatica con conseguenze anche per l’approvvigionamento idrico. Dal punto di vista idraulico l’estrazione di inerti fa aumentare la sezione nel punto di scavo e così si aumenta la pericolosità idraulica a valle per l’arrivo di portate di piena maggiori.

L’effetto ecologico è a catena, riassumibile nella perdita di habitat acquatici e ripari con una banalizzazione del substrato. Ovviamente a questi effetti si associano gli impatti sul fiume direttamente derivanti dalle attività estrattive come torbidità delle acque a valle del punto di scavo, rumore, mezzi pesanti in alveo, alterazioni del paesaggio fluviale e ripario. Per i suddetti motivi l’attività estrattiva va regolamentata, pianificata e comunque ridotta al minimo dato che in Italia sono pochi i fiumi in sedimentazione diffusa.

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