[06/12/2006] Comunicati

Bonelli: Troppa cultura sviluppista nel futuro Partito democratico

ROMA. E’ stato presentato oggi il documento degli ambientalisti per il nuovo Partito democratico, che ha tra i primi firmatari (vedi intervista a Vigni su greenreport di ieri) ambientalisti storici come Realacci e Ronchi, che chiedono che l’ambiente diventi l’anima e la nuova frontiera per l’Ulivo - Partito Democratico e per l’Italia.

Nel documento si legge che «una delle sfide più importanti e impegnative che la politica oggi deve affrontare è quella di uno sviluppo sostenibile: uno sviluppo in grado di far fronte alle esigenze di migliore qualità e di equità sociale, delle presenti e future generazioni, senza compromettere l’ambiente, il clima, le risorse naturali del nostro pianeta, valorizzando anzi la qualità ambientale come fattore cruciale del benessere economico e sociale».

Una sfida che «non si vince "resistendo" ai grandi cambiamenti in atto – la globalizzazione, l´emergere tumultuoso sulla scena economica e politica di nuovi poderosi soggetti come la Cina e l´India - ma con valori, visioni, progetti e programmi che siano in grado di misurarsi con i cambiamenti epocali in corso».
L´ambiente, insomma, ha bisogno di nuove politiche, e, d´altra parte, una nuova politica, che si voglia autenticamente riformista, non può non avere al centro anche l´ambiente. «Questo è vero in generale, ma è tanto più vero nel caso dell´Italia, dove sui temi della salvaguardia ambientale, si pongono particolari urgenze».

Per questa e altre sfide da giocare, i firmatari del documento, guardano con attenzione e speranza al processo di costruzione dell’Ulivo-Partito Democratico.

«Ci sentiamo impegnati perché la cultura ecologista sia tra i profili fondativi e ispiri il concreto agire di questo nuovo progetto che non deve limitarsi ad aggregare solo le culture riformiste del Novecento – conservando la vocazione a pensare lo sviluppo e il futuro come inseparabili dai valori della socialità e della solidarietà – ma che sappia anche immergersi con coraggio nei problemi e nelle dinamiche del nuovo secolo».

Il documento chiude poi con un auspicio, ovvero che «l’Ulivo-Partito Democratico nasca da un percorso aperto e partecipato in grado di coinvolgere, oltre alle forze politiche promotrici, donne e uomini non impegnati nei partiti, associazioni e movimenti, così come è accaduto in occasione delle consultazioni primarie dello scorso anno. Questo nuovo progetto di portata storica va avviato nel segno di un´apertura, non rituale, alle migliori istanze culturali e ideali della società civile, tra le quali vi è certamente l´ambiente come valore, come bisogno, come interesse».

Abbiamo chiesto ad Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera, di commentarci questa iniziativa.

«Intanto non è una novità assoluta, perché analoga iniziativa era stata realizzata quando c’era la questione dell’ulivo. Ma andiamo alla sostanza. Io ritengo che tra le organizzazioni politiche l’ambiente debba avere un suo ruolo. Ma non possiamo però non fare i primi bilanci: in molte realtà regionali esiste l’ulivo. Nella coalizione di governo esiste l’Ulivo. Abbiamo appena fatto una finanziaria e non me ne vogliano, ma non dipende da noi se i risultai sono scarsi. Purtroppo la questione ecologica viene ancora vista come uno ostacolo allo sviluppo e quella che viene portata avanti da gran parte dello schieramento è ancora una politica sviluppista. Basta pensare alla differente posizione che abbiamo riguardo alla politica energetica con Bersani e con Letta, che saranno figure importanti nel futuro del Partito democratico. Pensiamo alla differente posizione che esiste ad esempio sul carbone e sulla riconversione della centrale di Civitavecchia che emetterà 10 milioni di tonnellate di Co2. Pensiamo al Mose per cui Mattioli, Scalia (che sono tra i firmatari del documento ndr) la Bandoli hanno fatto una lunga e strenua battaglia, ma che non ha portato alle conclusioni volute all’interno dell’Ulivo. Ancora, la questione del corridoio tirrenico maremmano. Si vuole sacrificare non solo il paesaggio, ma anche le risorse agricole della Maremma alla costruzione di un opera ingiustificata, quando bastava raddoppiare l’Aurelia esistente».

Appunto, tutti temi condivisi anche dai firmatari del documento, che però vogliono impegnarsi per la costruzione del nuovo partito democratico.
«Infatti al di là dei manifesti, che sono condivisibili e io tranne la parte finale che richiama al Pd quell’appello lo condivido in pieno, il punto vero è che non basta fare una battaglia all’interno di un futuro partito che di fatto già esiste e all’interno di una schieramento che di fatto già esiste.
Credo che il Pd lo abbia già dimostrato attraverso la realtà. In questa finanziaria la presenza di una formazione politica che pur con molti limiti oggi c’è, ha determinato una svolta ecologista. E’ grazie alle azioni che i Verdi hanno fatto che sono stati stanziati fondi per la mobilità e che è stata prevista l’obbligatorietà del fotovoltaico nei regolamenti edilizi, per fare alcuni esempi.
Noi pensiamo che la presenza di un soggetto ambientalista, innovatore e riformatore sia necessaria. E’ per questo che abbiamo aperto nella recente assemblea una fase costituente che si chiuderà nella primavera del 2008. L’obiezione che io faccio è che l’ulivo oggi e il partito democratico domani soffocherà le istanze ecologiste, in nome di una cultura sviluppista che affossa le questioni ecologiche.
Il mio vuole essere una sorta di controappello: vediamoci, incontriamoci e proviamo a fondare insieme un soggetto che all’interno della coalizione faccia valere le idee diverse di futuro».

Quindi è un invito a fare più forti i Verdi?
«Ci vogliamo anche mettere in discussione, ma l’esigenza che ci sia un soggetto organizzato ecologista, innovatore all’interno di una coalizione di sinistra è forte. Muoviamoci insieme per costruirlo».

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