[11/12/2006] Parchi

Il coniglio, l’albatro e la biodiversità

Il coniglio e l’albatro. Quando l’uomo mette a rischio l’ambiente che vuole difendere.

LIVORNO. L’arcipelago delle isole Macquarie è uno dei lembi di terra più sperduti e meno conosciuti del mondo, si tratta di un’isola di 167 km2 e di altri isolotti spersi per 1.500 km. nell’oceano pacifico subantartico, a sud-est della Tasmania, che sono un parco nazionale australiano e dal 1997 patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Gli unici abitanti sono gli scienziati della base di Buckles bay (nella foto), sull’isola maggiore, che sono lì proprio per studiare clima e meteorologia ma soprattutto le centinaia di migliaia di uccelli marini e mammiferi che in primavera arrivano nell’Arcipelago per riprodursi.

E’ quindi abbastanza strano che questa presenza discreta di studiosi e biologi abbia contribuito probabilmente a produrre un probabile disastro ecologico denunciato dal Wwf: l´invasione di 100 mila conigli nell´isola di Petrel Peack, che sta provocando il declino ed addirittura il rischio di estinzione della popolazione dell´Albatro testagrigia (Diomedea chrysostoma) che ha qui l’unico luogo di riproduzione conosciuto per l’Australia, ed ha ridotto di almeno il 50% il tasso riproduttivo dell’Albatro palpebrato (Phoebetria palpebrata) e compromesso i siti di nidificazione locali del più diffuso l’Albatro urlatore (Diomedea exulans) tanto che le isole sono state inserite nella lista degli habitat critici dall’Australian federal environmental protection and biodiversity conservation Act (Epbc).

La proliferazione dei conigli impedisce alle 80 coppie di albatri testagrigia di riprodursi, a causa dei cambiamenti apportati dalle tane ed al pascolamento ai luoghi di cova, per questo l’Albatro testagrigia è stato inserito nella lista rossa delle specie minacciate e definito "vulnerabile" dall’Epbc australiano.

Ma l’uomo ha portato su queste isole ai confini del mondo anche ratti e gatti che predano i pulcini di un altro raro animale, l’uccello delle tempeste o petrello azzurro (Halobaena cerulea), ormai ridotto a nidificare solo sugli scogli in mare aperto. Il Wwf Australia ha chiesto ai governi dell’Australia e della Tasmania di approvare, prima della fine del 2006, un pacchetto di fondi pari a 15 milioni di dollari per un gigantesco piano di eradicazione di ratti e conigli dalle isole Macquarie.

Uno scenario che ricorda anche situazioni più domestiche, come quella dei cinghiali all’Elba, dei mufloni in varie isole tirreniche, dei caprioli, degli scoiattoli grigi in Piemonte, ma che forse, per la remota lontananza dell’episodio, solleverà meno polemiche animaliste nonostante la prevedibile strage di decine di migliaia di teneri e incolpevoli coniglietti.

Ma questo è un problema che si va ponendo sempre più su scala globale, visto che l´invasione di specie aliene o alloctone è ormai la seconda causa di perdita di biodiversità al mondo, soprattutto nelle isole.

Di solito, spiega il Wwf, funziona così: «noi arriviamo in qualche angolo del mondo, di solito un’isola, e vediamo qualcosa che non ci piace. Ma noi sappiamo che in qualche altra parte del mondo c’è qualcosa che mangia quello che non ci piace in questo posto nuovo. Così lo importiamo. E, se siamo fortunati, lui si mangia quello che non ci piace. Ma mangia anche quello che ci piace e un sacco di altre cose. Il problema è che questo nuovo mangiatore-di-cose-cattive, trapiantato in un posto dove non ha mai vissuto, non ha nessun predatore che lo tenga sotto controllo. Così si accresce a dismisura. E diventa spesso fuori controllo. In altri casi, semplicemente, sbarchiamo in un posto nuovo e ci portiamo dietro i nostri animali domestici, oppure liberiamo in modo irresponsabile animali che avevamo in casa, in un posto dove non sono mai stati».

Così la mangusta indiana ha invaso Mauritius, Fiji e le Hawai sterminando uccelli, rettili, anfibi; la piccola chiocciola carnivora Rosy (Euglandina rosea) della Florida, introdotta nelle isole tropicali del pacifico e dell’Oceano Indiano per controllare l’invasiva chiocciola gigante africana, a sua volta introdotta per fornire cibo, è andata fuori controllo ed ha estinto numerosi rarissimi molluschi. Per non parlare del pesce persico del Nilo (Lates niloticus) introdotto a scopo di pesca nel lago Victoria Victoria che ha estinto 200 specie di pesci.

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