[12/12/2006] Acqua

L´interrogativo giusto sull´acqua: come si difende meglio il suo carattere di bene pubblico?

BARI. Diciotto mesi. Tanto ha resistito Riccardo Petrella alla guida dell’Acquedotto Pugliese. Ma poi i problemi che già a settembre si ventilavano sono diventati evidentemente irresolubili, tanto da portare il fondatore del Manifesto per il Contratto mondiale sull’acqua, alle dimissioni. I motivi che lo hanno portato a questa decisione sono- a detta di Petrella - il fatto di non aver trovato nel governo regionale l’interlocutore che si aspettava e pertanto di non essere stato messo nelle condizioni di sviluppare il suo programma.

Ma qual era il programma che Petrella voleva attuare? Nella lettera del luglio 2005 in cui motivava la scelta di accogliere l’invito del governatore della Puglia Nicki Vendola di andare a dirigere il più grande acquedotto di Europa, scriveva di non poter perdere l’occasione di guidare il processo che iniziato nel 1999 con la costituzione di una Spa, avrebbe potuto rischiare di andare incontro alla privatizzazione e quindi alla mercificazione dell’acqua. La scommessa era quindi nel provare a ri-trasformare la più grande azienda di gestione delle risorse idriche in una grande azienda pubblica e dimostrare che il partenariato tra pubblico e privato è una illusione.

Ma qualcosa non è andato nel verso giusto.

«Partecipare alla ripubblicizzazione dell’acqua in Puglia era una bella cosa, una grande sfida politica, sociale ed umana» e «grandi furono anche le attese e le speranze suscitate». Lo afferma in una lunga lettera Riccardo Petrella, che evidenza che la ri-pubblicizzazione dell’acqua prevede una serie di scelte precise sul piano politico, sociale, istituzionale, economico, gestionale e che ri-pubblicizzare significa che non solo la proprietà delle infrastrutture e delle reti deve essere pubblica ma lo deve essere anche la gestione dei servizi idrici.

Riguardo all’acquedotto pugliese, già Spa, e quindi un soggetto di natura giuridica privata, ripubblicizzare implicava secondo Petrella, dare la gestione dell’acqua ad un soggetto di natura giuridica pubblica». Alla base di questa scelta stava, secondo Petrella, il principio del riconoscimento dell’acqua come bene comune e non come merce. Ma Petrella aggiunge anche di non essere riuscito, in diciotto mesi, a far accettare dalla Regione Puglia, che è il socio esclusivo (insieme alla Regione Basilicata) del capitale dell’AQP, l’idea di costituire un gruppo di lavoro incaricato di esaminare e proporre delle soluzioni.

L’abbandono dello statuto di SpA non è considerato infatti nemmeno dal governatore Vendola, un atto prioritario, quanto invece quello di far funzionare bene l’Acquedotto lottando intanto contro le perdite. Come dire è primaria la salvaguardia del bene in sè, prima anche delle dispute sulla natura giuridica del soggetto gestore.
Ma per Petrella, ripubblicizzare l’acqua significa anche adottare le misure pratiche che concretizzano il concetto del diritto all’acqua per tutti, cioè la presa a carico da parte della collettività attraverso la fiscalità generale della concessione gratuita di 50 litri pro capite al giorno.

Questo è anche uno dei criteri che sono espressi nella proposta di legge di iniziativa popolare presentata in prima istanza al consiglio regionale della Toscana. E dato che ancora la legislazione non lo consente, la soluzione proposta provvisoriamente dall’ex presidente dell’AQP era quella di creare in Puglia un Fondo Sociale per il diritto all’acqua che avrebbe permesso, di erogare «gratuitamente» i 50 litri; proposta che è stata invece ritenuta non accettabile, date anche le condizioni di crisi idrica della Puglia, con il 50% dell’acqua persa, 150mila pozzi che impoveriscono la falda e comunque tariffe che a detta del governatore sono ai limiti dell’inflazione e che non prevedono aumenti per tutto l’anno prossimo.

Sono emerse dunque, dentro la stessa strategia dell´ “acqua bene comune”, idee diverse sulla pratica, sulle azioni prioritarie e sulla modularità degli obiettivi. Come spesso accade, è emerso insomma, l´antica vexata quaestio del raccordo fra obiettivi e contesto oggettivo e soggettivo. Per Vendola infatti il concetto di acqua bene comune, deve passare prima per il senso comune. E per fare questa operazione in Puglia è necessario intanto far partire gli appalti per contrastare le perdite, dato che secondo il Governatore “ è molto più rivoluzionario di qualunque chiacchiera diminuire lo spreco dell’acqua”. E annuncia che da gennaio a Bari partirà la distribuzione dei kit di riduzione di pressione. Fatti concreti contro la “la fissazione di Petrella per la Spa” in una situaszione dove ill 100% di capitale è pubblico (88% della Puglia e 12% della Basilicata). Questa disputa - secondo Vendola- senza un contesto di riqualificazione dei servizi offre solo la sponda al partito delle privatizzazioni.”

Radicalismo senza politica lo definisce Vendola quello di chi pensa che il cambiamento possa procedere per scorciatoie, salti logici e “scansando i rapporti di forza nella società e nella politica. Negando la possibilità di guadagnare il consenso alle proprie ipotesi”.

Come dire un conto è individuare quali sono gli obiettivi e un conto trovare il modo di calarli in un contesto dato. E tra questi due corni c’è il problema della governo concreto della transizione come diceva ieri su greenreport Massimo Scalia. Oltre che della salvaguardia primaria del bene stesso.

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