[13/12/2006] Aria

Arriva il piano nazionale di assegnazione delle quote di CO2

ROMA. Alla fine il tanto sospirato Piano nazionale di assegnazione delle quote di CO2 è stato varato dai ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente, ma gli ambientalisti che lo attendevano con ansia lo giudicano «non coerente con gli obiettivi di riduzione del Protocollo di Kyoto». Per Wwf, Greenpeace e Legambiente rilevano che il piano predisposto da Pecoraro Scanio e Bersani «presenta un tetto di 209 milioni di tonnellate (Mt), 15 in più rispetto a quello previsto dallo schema del piano nazionale di allocazione (Pna) predisposta dal solo ministero dell’ambiente nel luglio scorso». A questo punto gli ambientalisti «auspicano un intervento della Commissione europea per riportare il tetto delle quote assegnate a livelli in linea con l’obiettivo di Kyoto, ovvero a 186 Mt».

L’Italia per arrivare all’obiettivo del – 6,5% delle emissioni previsto da Kyoto, dovrebbe tagliare di 97 Mt le proprie emissioni «considerando che i settori compresi nell’Ets rappresentano il 40% delle emissioni nazionali, appare del tutto insufficiente il taglio di sole 14 Mt del piano varato oggi (circa il 14% delle emissioni)» dicono le tre associazioni che parlano anche di un’artificiosa sotto allocazione agli impianti cosiddetti in CIP6, così «il nuovo Pna di fatto determinerà un aumento delle emissioni del settore termoelettrico di quasi 10 Mt, il tutto per favorire investimenti verso il combustibile fossile che produce maggiori emissioni di anidride carbonica, il carbone». Il tutto «a spese dei consumatori e senza alcun beneficio per il Paese che si troverà in una posizione indifendibile in Europa. Agli impianti CIP6 viene assegnato un numero del tutto insufficiente di quote per coprirne la produzione elettrica: 20 Mt in meno. In tale maniera – spoiaga la nota di Wwf, Legambiente e Greenpeace - gli operatori di impianti CIP6 andranno ad acquistare le quote mancanti sul mercato europeo. Questi costi, grazie all’intoccabilità garantita agli impianti CIP6 (del titolo II, punto 7 bis, del provvedimento Cip n. 6/92) verranno direttamente scaricati sulle bollette dei consumatori all’interno della componente tariffaria A3, paradossalmente destinata ai fondi d’incentivazione delle energie rinnovabili. Le quote non assegnate agli impianti CIP6 verranno destinate agli impianti termoelettrici convenzionali, che scaricheranno comunque il valore della quota d’emissione nelle bollette dei cittadini. Il consumatore italiano finirà così per pagare Kyoto, ingiustamente, due volte».

Il nuovo Pna prevede un’allocazione, riservata ai soli impianti a carbone, di 12 milioni di tonnellate a titolo oneroso e a prezzi inferiori a quelli di mercato e per gli ambientalisti così l’asta non è competitiva ma è un ulteriore privilegio per gli impianti a carbone. Quindi il nuovo Nap «non rispetta gli interessi dei consumatori italiani, ma anzi protegge quelli dell’industria elettrica. Rimane legittimo domandarsi – concludono sconsolati gli ambientalisti - se il governo è ancora intenzionato a raggiungere l’obbiettivo di Kyoto attraverso misure nazionali per l’80% come inequivocabilmente dichiarato nel programma elettorale.

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