[14/12/2006] Parchi

Gorilla vs panda, chi sopravviverà di più? Scommesse aperte

LIVORNO. Mentre ambientalisti ed animalisti di tutto il mondo guardano con terrore alla prossima estinzione di massa di specie animali e vegetali innescata dall’inizio di una nuova era battezzata prontamente ”Antropocene” ed i minimizzatori dei cambiamenti climatici dicono che le attività umane non c’entrano nulla e le estinzioni ci sono sempre state e fanno parte dell’evolversi naturale del pianeta, qualcun altro, molto più prosaicamente, ha già dato una risposta di senso comune: l’estinzione degli animali esiste, sarà veloce e vi conviene scommetterci sopra, almeno per farci un po’ di soldi.

I bookmaker, informa Agiscommesse, stanno addirittura per chiudere le scommesse su chi sarà il primo ad estinguersi tra otto animali inclusi nelle liste rosse di pericolo. Il simbolo del Wwf, il panda gigante (1.600 individui in libertà in Cina) è dato a quota 1,90, a causa della bassa natalità e della distruzione del suo habitat; il Gorilla di Montagna (650 animali stimati in natura) è quotato a 4,50 a causa di deforestazione, malattie e bracconaggio; terzo è l’orso polare, dato a 6,00 e qui gli scommettitori puntano anche sull’effetto serra, riduzione dei ghiacci polari, abbassamento della natalità a causa degli inquinanti che si concentrano nell’Artico e che rendono sempre più difficile la vita dei 25 mila bianchi plantigradi ancora rimasti a cacciare sul pack.

Dopo ci sono due mammiferi asiatici: intorno a quota 9,00 la magnifica tigre del Bengala (4.500 esemplari in tutto il mondo)e al 10 l´orang-utan minacciato dall’agricoltura intensiva e dal taglio delle foreste indonesiane, ma anche dalle catture di frodo. Ma i bookmaker puntano anche sulla sparizione di un animale che frequenta i nostri mari: la più grande tartaruga marina del mondo, la Liuto, un rettile che arriva fino a 725 kg. ma vulnerabile all’inquinamento marino e che spesso si impiglia nelle reti con il suo carapace di “cuoio”. Chiudono l’inquietante classifica degli scommettitori l’elefante asiatico, a quota 26 visto che è ancora usato come animale da lavoro e l’Ara giacinto con le penne blu cobalto (con quote intorno a 34) il più grande e raro pappagallo al mondo che è messo in pericolo soprattutto dal commercio illegale che rifornisce il collezionismo di animali rari e dalla distruzione delle foreste sudamericane.

Forse si scommetteva anche sul Titanic prima del fatale incontro con l’iceberg, ma è chiaro che i boockmaker puntano su animali che solleticano la curiosità del pubblico: i grandi carnivori, le scimmie antropomorfe, gli uccelli dai colori più sgargianti, le tartarughe gigantesche e centenarie, gli elefanti simbolo del defunto impero britannico… non attirerebbero invece le scommesse con le migliaia di specie di insetti, anfibi e rettili che stanno letteralmente sparendo sotto i nostri occhi, spesso senza che nemmeno li abbiamo visti per potergli dare un nome. Si stima che stiano scomparendo circa 27.000 specie all’anno e che a questo ritmo tra circa 250 anni avremo distrutto il 75% delle specie viventi. Più o meno quello che è successo 65 milioni di anni fa con i dinosauri.

Nemmeno le piante italiane se la passano bene: rischiano di scomparire diverse specie di felci, licopodi e equiseti, conifere e con frutti in Toscana, secondo uno studio presentato nel 2004 dall´Accademia dei Lincei, sarebbero a rischio 107 specie, in Sicilia 314, 167 in Sardegna e 119 sia in Piemonte che in Lombardia. Gli scienziati calcolano che ogni milione di anni finora si sono estinte settantamila specie e, salvo le 6 estinzioni di massa conosciute, lo hanno fatto gradualmente, un ciclo infinito che ci ha portato ai circa sette milioni e mezzo di specie stimate oggi. Nel passato le estinzioni sono avvenute per cause naturali come drastici cambiamenti climatici innescati dall’impatto sulla Terra di meteoriti, eruzioni vulcaniche imponenti, deriva dei continenti e se pur “veloci” se rapportate ai tempi geologici si sono sviluppate in migliaia di anni. Oggi invece sono le attività umane a modificare rapidamente e a volte ad annientare gli habitat naturali e, secondo un’indagine dell´università di Leeds, i mutamenti climatici, l’agricoltura intensiva e la caccia di frodo stanno mettendo a rischio, e a brevissimo termine, un quarto delle specie di animali e piante del pianeta.

Ma gli animali che scompaiono sono spesso troppo piccoli, lontani dai nostri occhi, a volte brutti, striscianti, ignoti, hanno nomi scientifici astrusi, eppure stanno sparendo ad un ritmo impressionante, senza nemmeno attirare un centesimo di scommessa. Peccato che la posta in palio non sia qualche euro ma i fili sottili che reggono la trama della biodiversità e della vita del pianeta.

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