[15/12/2006] Aria

Smog & stress & rifiuti & biocarburanti &.... contraddizioni

LIVORNO. Gli amministratori fiorentini invocano l’intervento del governo per risolvere il problema dello smog, che attanagliando le città – quasi nessuna si salva, in Italia e nel mondo - ha fatto scattare un’indagine della magistratura di Firenze per il mancato rispetto della normativa europea che pone un tetto sia alla quantità di polveri giornaliere, sia alla quantità di giorni di sforamento permessi. Intanto da gennaio l’assessore Claudio del Lungo ha annunciato un ulteriore giro di vite per i blocchi ai mezzi più inquinanti (e a greenreport ricordava che mentre il Comune deve far fronte a fior di ricorsi per le misure giudicate da cittadini e comitati troppo severe dall’altra viene indagato dalla Procura della Repubblica per gli stessi provvedimenti che sarebbero troppo blandi).

Lo stesso assessore fiorentino citava un recente studio condotto da Apat in Emilia Romagna rilevando che solo la metà delle polveri ravvisate dalle centraline potevano essere ricondotte a cause umane, mentre un altro 50% derivava da polveri naturali, quali per esempio l’aerosol marino nelle città costiere, la sabbia che talvolta giunge dal deserto o le polveri “naturali” che rendono difficile vivere a Carrara (lo spolverio di marmettola che i camion portano a valle nel loro continuo andirivieni alle cave di marmo) .

Oggi però il Sole 24Ore presenta un’altra tabella, citando sempre come fonte l’Apat, in cui la percentuale di Pm10 originata da combustioni naturali si ferma al 10% (Il resto sono: trasporti stradali 29%, altre forme di trasporto 15%, emissioni industriali e centrali termiche 25%, processi produttivi 10%, residenziali/commerciali 11%). Come spesso accade quindi anche le analisi danno risultati diversi, come le fonti. E del resto è evidente che lo spolverio dell’aerosol marino, o la sabbia del deserto, non può rientrare per esempio in nessuna nelle categorie sopra esposte, mentre forse la marmettola sì, ma non certo nelle “combustioni” naturali!.

Ma tornando all’inizio di questo articolo non possiamo non evidenziare che anche il Governo le sue buone azioni per la riduzione dello smog le ha messe in campo (così come del resto ha fatto e fa il comune di Firenze, casomai è da chiedersi quali sono i risultati ottenuti e ancora di più quali risultati è possibile ottenere). La sensazione purtroppo è che siano tutte azioni incidenti in modo molto parziale (ma non per questo non vanno fatte, anzi...): parzialmente incidenti i blocchi del traffico a Firenze così come la rottamazione governativa delle vecchie auto. Dal punto di vista della salute dell´aria qualche risultato infatti si otterrà, certo, ma quello che di sicuro si ottiene (insieme ad un aumento dei rifiuti) è una spinta a tutta l’economia, visto che il mercato dell’auto (per limitarci solo all’Italia) contribuisce all’8,5 del Pil, rappresentando il 21% delle entrate fiscali. E il mercato dell’auto anche nel 2006 si chiuderà con 2milioni e 320mila auto nuove vendute (+3,7%) delle quali circa la metà stanno sotto i 140 g/km di CO2 che è il limite stabilito per accedere ai contributi, mentre il segmento in maggiore crescita continuerà ad essere quello dei Suv (+7,3%).

La percentuale delle auto acquistate a metano o gpl invece, è ancora irrisoria. Dei biocarburanti infine, neppure a parlarne, almeno per ora e almeno in italia.. Cresce invece l’interesse in Europa: la Francia affiancherà presto alle pompe di benzina e diesel quelle al bioetanolo , con l’obiettivo di portare la quota di auto che viaggiano con biocarburante prima al 5,7 per cento (nel 2008) e poi fino al 7 per cento (2010).

La corsa al biocarburante passa anche dalla Commissione europea, visto che dal 2007 sarà aumentata l’estensione delle superfici che potranno beneficiare degli aiuti concessi da Bruxelles per le colture energetiche. L’aumento previsto è di 500mila ettari (da 1,5 milioni a 2), sostenuti da un aiuto di 45 euro l’ettaro.
Secondo l’Ue i dati relativi alla crescita della produzione di bioetanolo e di biodiesel, sommati alla capacità degli impianti recentemente installati, porteranno ad un’esplosione della domanda nel settore. Dobbbiamo sperarlo? O ci sono controindicazioni anche qui?. E intanto il Brasile su ciò, è avanti anni luce: nel Paese che è il più grande produttore mondiale di bioetanolo, già oggi un milione di autovetture va a combustibile derivato dalla canna da zucchero, e la maggior parte delle nuove auto viaggeranno alimentate da motori a “combustibile flessibile” benzina-biocombustibile, anche perché un barile di bioetanolo costa al momento metà di quello del greggio. E ricordare en passant che una buona parte degli stabilimenti Fiat si trova in Brasile è una suggestione che scappa facilmente dalla penna.

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