
[15/12/2006] Energia
VENEZIA. Mentre poco vicino Greenpeace protesta arrampicata sulla ciminiera di Porto Tolle, a Venezia l’Enel e la regione Veneto hanno firmato una convenzione per l’erogazione di un contributo regionale di 4.165.446 euro per attività di ricerca e sperimentazione sulle tecnologie dell’idrogeno, un’intesa che fa parte dell’iniziativa della regione per realizzare un distretto dell’idrogeno a Porto Marghera. Accanto all’impianto Enel di Fusina verrà realizzata la prima centrale al mondo di taglia industriale, alimentata completamente a idrogeno.
Per Gennaro De Michele, responsabile della ricerca Enel, il contributo della regione Veneto «rafforza l’impegno di Enel nel campo dell’idrogeno, già avviato nell’area veneziana con la fondazione nel 2003 dell’Hydrogen Park. Sono tre I temi di ricerca finanziati che saranno svolti da Enel in collaborazione con numerosi partners industriali ed universitari: sviluppo di cicli zero emission a combustione di idrogeno; sviluppo di tecnologie innovative di produzione di idrogeno ed elettricità da carbone e biomasse; sistemi innovativi di accumulo dell’idrogeno».
Ed Enel sottolinea che «la realizzazione della centrale a idrogeno di Fusina fa parte del piano di investimenti per 4 miliardi di euro nei prossimi 5 anni nelle rinnovabili e nell’innovazione tecnologica amica dell’ambiente, annunciato ieri dall’amministratore delegato Fulvio Conti».
Un piano industriale sul quale il Wwf invita alla cautela perché l´Enel si è limitata a rendere noti gli investimenti nel settore ambiente che andrebbero confrontati con la strategia del gruppo che impegna ingenti investimenti nel carbone che produce CO2. Anche se il Wwf riconosce che il piano individua «due linee guida fondamentali: la “protezione" del Paese soddisfacendo la crescente domanda nazionale di energia, la tutela dell´ambiente e l´ attenzione per la riduzione dei gas serra e del fenomeno dei mutamenti climatici».
Ma per il segretario generale del Wwf Michele Candotti «in tutto il piano quinquennale dell´Enel non vi è traccia della riduzione della produzione di energia da combustibili fossili. La nostra cautela è quindi determinata dal fatto che le più recenti evidenze scientifiche dimostrano che qualsiasi investimento in
fonti rinnovabili se non bilanciato da effettiva riduzione dell´uso di combustibili fossili non può sortire gli effetti
tangibili di riduzione di gas serra. Anzi, in considerazione di una futura attivazione delle centrali a carbone di Porto Tolle e Civitavecchia, che metteranno a regime circa 24 milioni di tonnellate di CO2, il bilancio finale per la riduzione delle emissioni di gas serra, che la stima Enel per il piano “ambiente” porta a circa 4 milioni di tonnellate di Co2, rischia di essere decisamente negativo».
Ed anche per l´approvvigionamento energetico mancherebbe il legame tra fornitura energetica e sicurezza climatica: «il rispetto delle convenzioni internazionali sul clima – dice il Wwf - e la transizione ad
un modello di sviluppo a minore intensità di carbonio dovrebbero essere il filo conduttore dei piani aziendali e di un auspicato piano energetico che l ´Italia, per ora, non ha».