[15/12/2006] Comunicati

Il mistero della vita nella coda delle comete? Scienziati perplessi

LIVORNO. Le comete da sempre hanno suscitato grandi emozioni negli uomini; legate alla nostra storia e alle nostre leggende, sono state temute per secoli perché giudicate di cattivo auspicio e portatrici di disgrazie. Il loro passaggio è stato infatti spesso accolto con superstiziosa preoccupazione ma, al tempo stesso come una grande attrazione per cercare di comprendere la natura, le origini del cosmo e con quelle anche le origini del genere umano.

Le comete infatti sono nate contemporaneamente al nostro sistema solare circa quattro miliardi e mezzo di anni fa ma, al contrario dei pianeti, i ghiacciai ed il pulviscolo che queste stelle dalla scia luminosa portano con sé, sono rimasti immutati.

Per questo sono considerate assai interessanti per capire di più sulle fasi da cui tutto il sistema solare ha avuto inizio. Questo infatti l’obiettivo della missione Stardust, che il 2 gennaio 2004, inviò una sonda mirata ad attaversare la cometa Wild-2 e a riportare “a casa” frammenti di polvere da studiare.

Passati al setaccio di ben 50 laboratori diversi sparsi in tutto il mondo, i primi risultati che emergono non tradiscono l’emozione che queste stelle solitarie che vagano nello spazio attratte dal sole hanno sempre suscitato. In quei frammenti catturati dalla chioma di Wild-2, vi sono infatti gli elementi che sono alla base della costituzione delle molecole della vita, Rna e Dna.

Non organizzati e non strutturati come queste molecole, le ammine e le catene di carbonio rinvenute sono infatti in una fase evolutiva più primitiva, ma pur sempre «sostanze organiche che si stanno organizzando» come ha riferito il biologo molecolare della sapienza di Roma Ernesto Di Mauro.

Ma questo che significato può assumere nella ricerca della conoscenza delle nostre origini? Lo abbiamo chiesto al prof. Umberto Mura, biochimico e preside della facoltà di Scienze matematiche dell’Università di Pisa.

«Il punto è che è difficile dire su così poche informazioni, quale significato possano assumere queste scoperte, riguardo alla conoscenza delle nostre origini. Già negli anni 50 sono stati fatti esperimenti che a partire da sostanze inorganiche, quali ammoniaca e idrogeno in un pallone e sottoponendo il tutto a scariche elettriche si erano ottenute molecole organiche».

Quindi lei dice, che trovare soltanto le molecole di base, non strutturate, è poco significativo?
«Ci sono varie teorie di assemblaggio di molecole a formare sostanze più complesse. E se queste reazioni si formano sulla terra è pensabile che si possano formare anche da altre parti, nello spazio, dove le radiazioni elettromagnetiche sono anche molto forti. Certamente è uno studio molto affascinante, ma non mi azzarderei a dire di più».

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