[10/01/2007] Parchi

Proposte Ue sull´energia, Wwf: «Piccolo passo», Legambiente: «Piano insoddisfacente»

LIVORNO. Arrivano i primi commenti degli ambientalisti sulle proposte energetiche approvate dalla Commissione europea. Per il Wwf «sono solo un primo piccolo passo per la salvaguardia del Pianeta sotto la minaccia dei cambiamenti climatici. La posizione della Commissione dovrà essere rinforzata nei mesi a venire, sotto la presidenza della Germania. L´attuale proposta di target di riduzione delle emissioni, è infatti ancora modesta».

Il Wwf appoggia l’obiettivo di ridurre globalmente i gas serra del 20% entro il 2020 ma «perchè si raggiunga l´obiettivo unilaterale del 30% e contestualmente si adottino misure di sostegno per i paesi in via di sviluppo. Questa è l´unica speranza che abbiamo per rimanere sotto i 2 gradi di incremento della temperatura media del pianeta rispetto ai livelli preindustriali». Il Wwf spera nella presidenza tedesca «per conseguire una leadership a livello mondiale sul tema del climate change, nell´ottica di rafforzare la proposta che verrà discussa nel Consiglio Europeo di marzo». Per il Panda la ´´nuova rivoluzione industriale´´ richiamata da Barroso «implica la necessità di ripensare il modello economico attuale. Ma, abbiamo bisogno di nuovi metodi di produzione e consumo dell´energia, innovative e coraggiose soluzioni della mobilità e nuovi modelli di consumo sostenibile nella vita quotidiana. Il pacchetto di energia

presentato oggi infatti, nonostante abbia posto finalmente l´attenzione su una nuova visione, non soddisfa le aspettative sulle strategie future di consumo energetico», ma comunque il documento dimostra «un punto ancora ignorato nel nostro Paese: i problemi energetici e i cambiamenti climatici sono indissolubilmente legati, sono due facce dello stesso problema. La politica energetica oggi deve garantire due aspetti la sicurezza degli approvvigionamenti e la sicurezza di vivere in un pianeta a riparo dai cambiamenti climatici indotti da noi stessi. Investire oggi nel carbone senza far tornare il conto delle responsabilità dell´Italia nei cambiamenti climatici globali pone il nostro paese in contraddizione con le linee politiche dettate oggi a Bruxelles». Il Wwf sottolinea anche che l´Europa non incoraggia il nucleare come soluzione e che andrebbe sostituito con fonti rinnovabili.

Più delusa legambiente che parla di «un piano insoddisfacente e poco coraggioso», per il direttore Francesco Ferrante «Le misure previste sono decisamente poco ambiziose oltre che espressione di una politica del doppio binario nella lotta contro i cambiamenti climatici che rischia di trascinare l’Europa in un burrone. Una linea a dir poco bizzarra se si considera l’allarme lanciato quasi una settimana fa con lo studio sulle conseguenze dell’inquinamento da CO2”.

Per quanto riguarda la riduzione di gas serra entro il 2020 del 20%, per Legambiente «limitandosi solo ad un generico impegno a sostenere una riduzione del 30% (obiettivo minimo per evitare che la temperatura aumenti oltre il picco dei 2°, scatenando conseguenze imprevedibili per il pianeta) nel quadro del nuovo accordo internazionale che dovrà sostituire l’attuale protocollo di Kyoto. Un obiettivo – spiega Ferrante – frutto di un compromesso tra il Commissario all’Ambiente, Stavros Dimas, che proponeva una riduzione del 30% di emissioni di gas serra (rispetto al 1990) e il Commissario all’Industria, Günter Verheugen, che proponeva un misero 15%. Nella migliore delle ipotesi un obiettivo così modesto vuol dire fare avanzare l’Europa per inerzia nella lotta contro i cambiamenti climatici».

Legambiente è anche delusa dal capitolo rinnovabili con «due target differenziati per l’energia primaria (con l’obiettivo del 12% al 2010) e l’elettricità (22,1% al 2010). Quanto invece emerge dal vertice di stamani è solo un target complessivo al 20% per la seconda fase (e cioè al 2020), ignorando invece il delicato settore elettrico che contribuisce a buona parte del 93% delle emissioni di CO2 dovute al settore energetico». Per Ferrante «sono state completamente disattese le proposte del 25% (e non del 20%!), con un target specifico per il settore elettrico che avrebbe puntato al 35% (dal 22,1%). Evidentemente, l’Europa rinuncia palesemente a puntare sulle energie alternative perdendo una grande occasione e prediligendo un approccio volontaristico da parte degli Stati membri anziché target specifici e ripartizioni chiare».

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