[16/01/2007] Comunicati

Scienza, etica e mercato

LIVORNO. «Non è vero che la scienza sia colpevole delle situazioni difficili in cui si trova gran parte dell’umanità oggi. E non è vero che la scienza non abbia una posizione etica».

Questo in sintesi l’intervento di Rita Levi Montalcini (Nella foto) tenuto ieri a Roma all’inaugurazione del Festival della scienza, che ha per titolo “le età della vita”. Un intervento in cui il premio Nobel ha difeso il ruolo della scienza come perno per lo sviluppo della conoscenza e il portato etico, asserendo che «la scienza è ricerca di verità e questo è già un principio etico. La ricerca scientifica procede secondo due principi: onestà e obiettività. Questi stessi principi sono alla base dei sistemi dell’etica».

La scienza viene richiamata spesso al centro dei problemi ora come colpevole dei mali che affliggono l’umanità, ora come rimedio agli stessi mali.

Sarebbe infatti per alcuni il progresso che segue alle conoscenze scientifiche il cardine di gran parte dei problemi del pianeta e dell’umanità; atteggiamento, che si manifesta il più delle volte nella tendenza a confondere scienza e tecnologia, che fa leva su paure irrazionali ed ancestrali, e sul "mito del ricordo" che identifica il passato con un Eden immaginario.

Per altri, invece, proprio grazie alle tecnologie portate dal progresso scientifico, è possibile rimarginare le ferite che lo stesso progresso avrebbe prodotto; un approccio questo troppo spesso rigidamente rassicurante sostenuto dai "tecnologi" che inevitabilmente aumenta la diffidenza verso la scienza e le sue applicazioni.

«Spesso si considera la scienza colpevole di tutto ciò, (i mali dell’umanità, ndr) ma non è corretto. La scienza ha portato enormi sviluppi all’umanità, semmai è il maldiretto impiego della scienza a creare problemi». Ha detto ieri il premio Nobel per la medicina.

Il problema è ancora una volta quello di rifuggire dai fondamentalismi, e di cercare di trovare il giusto equilibrio tra fattori socio-economici e tecnico-scientifici, per affrontare i problemi che l’umanità ha di fronte e che vedono tra questi fattori un intreccio strettissimo. E dalla scienza che viene, nel corso del Novecento, l´intuizione che il meccanicismo di matrice cartesiana non è sufficiente a descrivere e spiegare la complessità e l´interdipendenza del mondo naturale e in particolare della vita.

E lo studio e la conoscenza della vita non può non includere anche aspetti di natura “non razionale”. Sarebbe –come alcuni vorrebbero- troppo riduzionista pensare all’individuo solo come un aggregato di molecole che stanno insieme attraverso meccanismi biochimici e non considerarlo con un approccio sistemico.

Ma è anche indubbio che sulla scienza si riflettono pesanti condizionamenti da parte del mercato che orienta non solo la ricerca tecnologica (cioè la ricerca applicata), ma più o meno direttamente anche la cosiddetta “ricerca pura”. Quindi il problema è semmai non tanto il maldiretto impiego della scienza a creare problemi, quanto il suo orientamento in primis. Ed ecco quindi che esiste anche un problema etico connesso alla scienza: di quanto sia giusto lasciare la ricerca scientifica libera di indagare su tutto ciò che crede e quindi priva di paletti, o se invece –almeno per quanto riguarda alcuni campi di ricerca come quello della vita- sia giusto porre dei limiti. Ed ecco che la scienza non può più sottrarsi all’assunzione di più ampie responsabilità.

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