[16/01/2007] Rifiuti

La centrale a carbone, l´Emas e la ricerca del consenso

LIVORNO. La centrale termoelettrica Enel di Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia, ha ottenuto nei giorni scorsi il rinnovo della registrazione Emas (Sistema di Ecogestione e Audit) fino al 31 maggio 2009

Questo rinnovo a distanza di sei anni assume per Enel particolare valore «perché ribadisce la qualità ambientale dell’impianto anche a fronte della riconversione della centrale ora in corso: i verificatori ambientali hanno esaminato il progetto di riconversione a carbone pulito dell’impianto, giudicandolo compatibile sotto ogni profilo ambientale e migliorativo rispetto al precedente impianto alimentato ad olio combustibile».

L’annuncio ha scatenato la rabbia del comitato No Coke Alto Lazio, che al di là della lettura completamente diversa rispetto all’Enel che dà degli stessi dati sulle emissioni (a dimostrazione che ogni punto di vista è una vista da un punto), sollecita una riflessione sugli strumenti di certificazione volontaria, qual è appunto l’Emas.

«In alcun modo le certificazioni possono contribuire all’acquisizione del consenso – sostengono dal comitato No Coke - sono niente più che un’istantanea, peraltro commissionata e sulla cui verosimiglianza sospendiamo il giudizio, di un calcolo ipotetico, di una proiezione, di un fantasma; il loro limite intrinseco più pericoloso risiede nella decontestualizzazione del soggetto fotografato. La presunta riduzione del carico inquinante della centrale di Civitavecchia convertita a carbone, espressa oltretutto attraverso cifre palesemente errate rispetto ai modelli dichiarati da Enel per il progetto iniziale (successivamente ridotto soltanto del 25%), è, nel caso specifico, del tutto irrilevante».

Appare evidente, e forse anche piuttosto naturale, che chi avvia un procedimento di registrazione Emas lo fa per una serie di motivi: innanzitutto per acquisire una conoscenza sulla propria attività e avviare una prassi di gestione ambientale ottimizzata. La certificazione, insomma, tende a spingere i soggetti richiedenti a volontari miglioramenti continui del proprio comportamento in rapporto alla sostenibilità ambientale. E´ naturale che da ciò ci si aspetti anche l’acquisizione del consenso. Che non può essere giudicata negativa a prescidendere, anche perché - dati per certi e reali i valori certificati da ciascun “marchietto”, è anzi auspicabile che la produzione come il consumo (critico, razionale e sostenibile) sia sempre più indirizzata da tali certificazioni . Molto più delicata, e problematica, la questione relativa ai controlli: il perno del problema sta casomai in questa fase, se cioè chi fa i controlli li fa seriamente. In astratto, a differenza di altre certificazioni, la registrazione Emas è la più affidabile. In astratto.

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