[19/01/2007] Comunicati

Misurare la sostenibilità con lo stesso metro dell´economia (e viceversa)

LIVORNO. Alla presentazione del rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano che si è tenuta ieri a Roma, il commissario dell’APAT, Giancarlo Viglione ha dichiarato che l’Agenzia da lui diretta “vuole ed è in grado di essere l’Istat dell’informazione ambientale”

La notizia è molto interessante perché quando si parla di sostenibilità ambientale Il metaproblema sta infatti nella sua possibilità/capacità di misura. E ad oggi, non esistono indicatori completamente esaustivi e sufficientemente standardizzati per poter “misurare” la sostenibilità in modo univoco e dare un senso alla contabilità ambientale "oggettivo" (almeno quanto quello relativo alla contabilità economica).

Gli indicatori in genere quantificano l’informazione attraverso l’aggregazione di dati diversi e quindi riescono a semplificare attraverso un dato sintetico fenomeni complessi.

Il problema sta allora nel riuscire ad individuare quali indicatori riescono a tenere insieme tutti gli aspetti che attengono alla sostenibilità, così da poterli aggregare e formulare un vero e proprio indice.

Lo sforzo in questo senso è stato fatto a vari livelli, tant’è che di indicatori in uso ne esistono diversi e concorrono tutti quanti a cercare di dare una visione il più completa possibile. Ma manca l’univocità e la completezza e la standardizzazione. E manca l’anello di congiunzione con la sfera economica.

L’indicatore ideale dovrebbe possedere una serie di requisiti tra cui la semplicità e immediatezza di comprensione, l’efficace rappresentazione dello stato dell’ambiente, la validità universalmente riconosciuta, l’idoneità a delineare l’andamento temporale, la facile reperibilità dei dati necessari per la sua elaborazione (oltre a dare indicazioni di carattere sociale ed economico).

Ovvero offrire strumenti adeguati per fare una vera contabilità ambientale, un sistema cioè che permetta di catalogare, organizzare, gestire e fornire dati e informazioni sull´ambiente, tradotti in unità fisiche o monetarie.

Gli attuali convenzionali strumenti di analisi economica tradizionali non permettono
ai decisori politici di valutare, in modo affidabile, l´efficacia delle politiche ambientali messe in atto, né l´impatto delle politiche economiche sull´ambiente.

E del resto il sistema degli indicatori che si rifanno al modello Dpsir (Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risposte), punto di riferimento di tutta la ricerca e il dibattito internazionale in materia di informazione ambientale , seppur contempli l’analisi degli interventi strutturali che agiscono e interagiscono con i determinanti, rimane un sistema di squisita natura ambientale, nel senso che non si interfaccia mai con la sfera economica. E quindi non può valutare quali e quanti sono i costi ambientali.

E più in generale, in tutti i sistemi utilizzati fino ad ora, i costi ambientali, cioè le spesenecessarie per mantenere la dotazione delle risorse naturali a livello corrispondente all´inizio del periodo considerato, restano esclusi sia dalle analisi economiche, fondate sugli strumenti contabili tradizionali, sia dalle analisi ambientali.

Sarebbe allora assai interessante se a partire dalle esperienze dei vari studi e sperimentazioni di sistemi di indicatori ambientali, si riuscisse a individuare e adottare un sistema unico, in grado di assolvere al compito di poter fare una vera contabilità ambientale. Questo permetterebbe di misurare e valutare con maggiore efficacia le politiche messe in atto, di assicurare il controllo ambientale permanente e l´utilizzo

effettivo delle informazioni ambientali nell´assumere le decisioni, e infine di procedere all´integrazione verticale degli strumenti delle politiche di sviluppo sostenibile.

Il fatto che Apat si candidi a diventare il soggetto in grado di ricercare e fornire risposte in questa direzione è da ritenersi quindi un´ottima notizia. Aspettiamo allora di vedere quali saranno i risultati.

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