[22/01/2007] Comunicati

Sul clima, oramai, c´è molto più da fare che da dire

LIVORNO. Il 2 febbraio a Parigi verrà presentato il quarto rapporto sui Cambiamenti del clima meta-analizzato dalle Nazioni Unite dell’Intergovernamental Panel on Climate Change (Ipcc). Si tratta di una revisione critica della migliore letteratura scientifica esistente che mette insieme il lavoro di sei anni di 2500 scienziati di ogni parte del mondo. Uno studio sostanzioso che andrà letto in modo approfondito per capire fino in fondo come sta la Terra. I giornali sono riusciti ad aver delle anticipazioni e da quelle hanno tratto la notizia fondamentale. Ovvero che la temperatura del pianeta sale – è aumentata in media di 0,74 gradi nell’ultimo secolo - e che per l’80% è colpa dell’uomo.

Contemporaneamente negli Usa è uscito in questi giorni State of the world 2007, il corposo rapporto del Worldwatch Institute che è stato sintetizzato dai media da questa frase: Negli anni Ottanta i disastri naturali erano, in media, 173 all´anno; negli anni Novanta erano saliti a 236; solo nel 2005 sono stati 430 e hanno ucciso quasi 90 mila persone.

In Italia è il Cnr ad aver aggiunto al quadro altre valutazioni attraverso l’Osservatorio Kyoto, il laboratorio che opera per conto della Regione Toscana. Secondo il quale nella scorsa estate si è registrato un aumento impressionante di C02, in gran parte dovuto all’aumento dei consumi elettrici per gli impianti di condizionamento.

Le pagine dei quotidiani si sono riempite di analisi e (pure giustificati) allarmismi conseguenti a queste notizie. Rilanciando in particolare i due studi con titoli molto forti e di impatto. Con tanto di scenari apocalittici e catastrofici corredati di elenco delle città – da Venezia a Livorno - che sparirebbero sott’acqua. Insomma, il più classifico del cliché da ‘bomba ecologica’ che i giornali estraggono dal cassetto ogni volta che si parla di problemi ambientali. E se a pagina 10 o 3 di uno qualunque di questi quotidiani ci si preoccupa giustamente dello stato della Terra e delle emissioni di C02, a pagina 11 o 2 dello stesso quotidiano si ‘brinda’ all’aumento delle vendite delle auto perché rappresentano l’8,5 del Pil nazionale.

In Europa comunque – rispetto almeno al resto del mondo – qualcosa si fa concretamente. greenreport lo ha scritto cercando di cogliere ogni notizia positiva che si è registrata nell’ultimo anno. L’ultima è quella di oggi proveniente dall’Ue che sta per istituire un pacchetto di misure per una nuova politica energetica finalizzata a combattere i cambiamenti climatici e a rafforzare la sicurezza energetica e la competitività. In particolare con l’aumento del 50% (1miliardo di euro) nei prossimi sette anni delle spese annue destinate alla ricerca nel settore dell´energia.

Anche nell’Ue, però, le contraddizioni non mancano. Come la ‘retromarcia’ che Bruxelles sarebbe sul punto di fare proprio sulla riduzione delle emissioni di C02 prodotte dalle autovetture. Tutta colpa, sembrerebbe, del vice di Barroso e commissario dell’industria Gunther Verheugen. Il quale, contrariamente a quanto detto dal suo collega all’ambiente Stravos Dimas che sostiene la necessità di una direttiva obbligatoria per le case automobilistiche al fine di costruire macchine meno inquinanti, ha affermato che “Quest’anno la Commissione non presenterà delle proposte legislative”. E quindi gli obiettivi di abbattimenti di emissioni resterebbero volontari.

E a proposito di scelte volontarie arriva dagli Usa la notizia che dieci grandi gruppi, tra i quali General Elecritc e la DuPont, hanno deciso di darsi una sorta di codice di autodisciplina per ridurre l’inquinamento. Qualcosa si muove anche negli Usa, dunque, e c’è interesse per sapere dove porterà la prossima discussione del Congresso sulle ipotesi di sgravi fiscali per investimenti volti a migliorare l’efficienza energetica, e le iniziative di Bush in materia di ambiente che di cui darà contezza domani direttamente alla Nazione.

In Europa, invece, si attende con fiducia l’inizio della settimana dell’Energia sostenibile (che aprirà lunedì 29), anche se preoccupa la sempre più strisciante apertura verso l’energia nucleare.

Da una parte quindi i media, con il loro solito stile gridato, cercano di colpire l´opinione pubblica l’opinione pubblica tra cambiamenti climatici e contemporanei inviti a comprare le auto nuove relegando il trasporto pubblico a mero argomento da cronaca sindacale; dall’altra l’Europa un po’ fa (molto rispetto ad altri Paesi), un po’ si contraddice; infine gli Usa si muovono in ordine sparso. Di fatto quello che si fa è sempre molto meno di quello che si dovrebbe. Il punto è che servirebbe una governance mondiale sull’ambiente, ma di questo si parla ancora poco. Come serve che si integrino costantemente economia e ecologia per evitare che quello che si fa (di buono) da una parte lo si distrugga dall’altra.

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