[24/01/2007] Trasporti

Greenpeace: «Nella Manica strage di uccelli marini»

LIVORNO. Il naufragio della portacontainers "Napoli" sulla costa inglese ha fatto notizia per l´imprudenza del capitano che ha sfidato l´uragano Kyrill e per il successivi saccheggio consumistico che ha riempito le immagini televisive e fatto passare in secondo piano le conseguenze ambientali del disastro navale.

A rilanciare l´allarme ci pensa Greenpeace che denuncia la morte di centinaia di uccelli marini: cormorani, urie, sule, uccelli delle tempeste, berte, petrelli. Non si capisce ancora quanto lo sversamento di gasolio dalla "Napoli" e probabilmente di sostanze tossiche dai containers abbia colpito questi animali, ma mano a mano che passano le ore aumentano le segnalazioni di centinaia di uccelli con le ali coperte di idrocarburi e spesso il tentativo di ripulirli per salvarli è vano.

«Per avere una stima orientativa delle vittime - dicono a Greenpeace - bisognerebbe moltiplicare questa cifra per tre o addirittura per dieci volte. La specie più colpita è senz´altro l´uria che in questo periodo torna sulle coste inglesi dove ci sono importanti siti di nidificazione».
Ieri Alessandro Giannì, responsabile della campagna mare di Greenpeace, commentando la situazione era molto preoccupato: «Al momento l´alta pressione e il vento da nord che allontana il petrolio dalla costa inglese fanno sperare che si riuscirà a recuperare il combustibile e contenere i danni, ma il tempo potrebbe cambiare presto. Se le condizioni meteo dovessero peggiorare rischieremmo il disastro ecologico perché servono diversi giorni per concludere le operazioni di bonifica appena avviate».

Anche per Rosalba Giugni, presidente di Marevivo «i l disastro ecologico che si sta consumando lungo le coste del Devon è l´ennesimo di una lunga serie, e non si può continuare a imputare queste sciagure al caso e alle circostanze» Secondo l´associazione ambientalista l´Italia, con i suoi 8 mila chilometri di costa, dovrebbe farsi portavoce in Europa di alcune richieste: rafforzamento dei sistemi per la sicurezza della navigazione, programmati ma mai attuati (reti di controllo Vts, Vtmis, Meh con utilizzo del sistema Galileo etc.); costante monitoraggio preventivo del traffico a fini preventivi soprattutto nelle aree a più elevato rischio; aumento dei controlli e delle ispezioni a bordo delle navi in porto (Port State Control); verifica del livello di professionalità degli equipaggio.

«Come già abbiamo ribadito in occasione della collisione nello stretto di Messina – dice Rosalba Giugni – quanto sta accadendo in Inghilterra ci costringe a fare i conti con la realtà che vie d´acqua sempre più affollate necessitano di assoluta attenzione e di una pianificazione sinergica fra tutti i soggetti sia economici che istituzionali che in esse operano».

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