[30/01/2007] Energia

Rigassificatore, Moschini a Greenpeace: «Sbagliato dire che con l´Olt il santuario sarà ‘morto sul colpo’»

PISA. Rispondo volentieri ad Alessandro Giannì di Greenpeace innanzi tutto perché oggi troppe discussioni sui temi ambientali anche le più impegnative sembrano spesso svolgersi all’insegna del classico dialogo tra sordi. Ognuno insomma procede sulla sua strada ancorchè legittima ma facendo poco o niente per sintonizzarsi con il resto.

Lo si vede anche negli interventi su Greenreport che raramente interloquiscono con gli altri. In altre parole oggi le singole questioni – anche le più spinose - che hanno costituito una base fondamentale per la costruzione di tanti movimenti e la promozione di tante iniziative ambientaliste da sole non sono più in grado di incidere seriamente sugli eventi complessivi. I quali a loro volta rischiano di apparire perciò tanto planetari da risultare ben poco scalfibili da tanti piccoli eventi; la classica noce nel sacco.

Mi scuso per questa premessa ma io credo davvero che la vicenda del Santuario si presti e richieda proprio questa tipo di riflessione. E chissà che anche a Greenpeace che come è stato ricordato nella conferenza stampa si muove per tradizione su singole campagne importanti e innegabilmente efficaci ciò non suggerisca qualche ‘aggiornamento’. Faccio subito un esempio.

Alla domanda se l’impianto tanto osteggiato potrebbe andar bene a Rosignano si è risposto nella conferenza stampa molto onestamente che presentando quell’impianto caratteristiche profondamente diverse da quello previsto in alto mare non si era in grado di pronunciarsi. Ecco perché senza una adeguata visione d’insieme le singole campagne perdono di efficacia. Detto questo devo rispondere anche ad Alessandro Giannì su come io possa non avvertire la gravità di un intervento tanto pesante in un parco. Qui non vorrei sottilizzare ma credo sia importante non fare confusione sui nomi. Il santuario non è un parco; non lo è per gli strumenti di gestione previsti ancorchè rimasti finora inattuati e neppure per la gestione. Ho parlato di area protetta sui generis non certo per giustificare alcunchè ma solo per ricordare - tanto per fare un esempio significativo - che i parchi sono tenuti ad adottare ben due piani di gestione (è il solo soggetto istituzionale ad avere questa prerogativa) proprio per tenere conto nella sua attività di tutto il complesso dei problemi e non soltanto di una parte per quanto importante.

Con ciò non intendo in alcun modo ‘ridimensionare’ il valore e il ruolo di questa particolare area protetta internazionale ma solo ricordare che anche la sua gestione è diversa da quella dei parchi nazionali o regionali che siano. Va anche detto però che considerarla solo uno specchietto per le allodole o un’area protetta ‘fasulla’ è sbagliato e non giova ad un impegno serio perché essa sia messa finalmente nelle condizioni di fare ciò che per legge deve. Ricordarcene solo nel momento in cui essa si ritiene sia messa a rischio è anch’essa una prova di sottovalutazione che prima ancora che Greenpeace riguarda le istituzioni e specialmente quelle comprese nel santuario.

E ciò è tanto più vero dal momento che il santuario può svolgere un ruolo solo se riesce – come Federparchi da tempo sostiene – a coinvolgere tutte le aree protette marino-costiere che orbitano nell’area Meloria inclusa. Confermo quindi che il problema rimarrà aperto comunque si concluda la vicenda del rigassificatore. Non che ciò non faccia differenza, ma è assolutamente sbagliato dire che in quel caso il santuario sarà ‘morto sul colpo’. Facevo e non a caso l’esempio del porto di Marina di Pisa nel parco e con ciò non intendevo certo stabilire una equivalenza tra i due progetti, ma soltanto sottolineare che comunque ci si fosse schierati nel momento delle decisioni l’esigenza di far funzionare bene il parco non può venir meno per nessuno qualunque sia stata la sua posizione.
Insomma per le istituzioni non vige la regola del casinò in cui con una puntata ci si gioca tutto. Per fortuna anche del Santuario non è così.

(Intanto Greenpeace ieri ha ringraziato il Comune di Livorno per la sua disponibilità ad un incontro per un chiarimento sulla questione del rigassificatore Olt e attende di essere contattata al riguardo, ma ribadisce la propria convinzione riguardo all´impianto, giudicandolo «un precedente pericoloso di Area Marina Industriale, una tipologia di insediamento produttivo ignota all´ ordinamento giuridico vigente», ndr)

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