[01/02/2007] Energia

A Bruxelles contro il nucleare

dal nostro inviato Lucia Venturi
BRUXELLES. No Nuke. Questo lo striscione esposto di fronte all’entrata Altiero Spinelli del parlamento europeo da un gruppo di ambientalisti capeggiati da Legambiente e vestiti con tute bianche e mascherine. Durante la settimana dell’energia che si sta svolgendo a Bruxelles, gli attivisti richiamano l’attenzione della comunità internazionale rispetto al rilancio cui si sta assistendo - quantomeno a livello di dichiarazioni - della necessità di ricorrere all’energia nucleare come fonte di approvvigionamento energetico. Necessità richiamata per far fronte al problema del surriscaldamento climatico e per rispettare sia gli obiettivi del protocollo di Kyoto, sia quelli fissati dall’unione europea del taglio del 20% delle emissioni di anidride carbonica al 2020.

Ma l’appello degli ambientalisti al parlamento europeo è anche riguardo al tema della messa in sicurezza del sarcofago che racchiude quello che resta del reattore di Cernobyl, dopo l’esplosione del 1986.

«Il sarcofago che ricopre i resti del reattore esploso vent’anni fa, presenta già ad oggi oltre 1000 metri quadri di crepe e buchi, visibili ad occhio nudo e da cui fuoriesce materiale radioattivo.> Ha dichiarato Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente a capo della delegazione. Nonostante le numerose promesse fatte dai consessi internazionali – ha continuato Gentili - la messa in sicurezza della centrale di Cernobyl continua ad essere rimandata, mentre rappresenta una vera e propria bomba ad orologeria».

Ciò che rimane del nocciolo incandescente del quarto reattore esploso la notte del 26 aprile del 1986, potrrbbe infatti esplodere da un momento all’altro, con conseguenze che potrebbe essere anche peggiori rispetto a quelle già prodotte dall’incidente. «Occorre quindi un intervento urgente della commissione europea – ha sottolineato Gentili - che si faccia carico con senso di responsabilità di questa situazione così grave. Non vorremmo dover assistere ad un altra Cernobyl, quando ancora gran parte della popolazione colpita dal foll out di vent’anni fa continua a pagarne le conseguenze con un prezzo assai alto».

La struttura di copertura del reattore esploso a Cernobyl, denominata sarcofago per la sua caratteristica forma, è stato costruito a partire da pochi mesi dopo l’incidente e terminato a fine 1986. Costruito per avere una tenuta di almeno vent’anni, la gigantesca struttura in cemento armato che ha richiesto ben 400.000 metri cubi di calcestruzzo e 7.000 tonnellate di strutture metalliche, ha cominciato a cedere già dopo dieci anni. Anche a causa delle enormi temperature che all’interno della struttura si sprigionano per effetto dell’attività del nocciolo del reattore non ancora spento.

L’11 settembre 1995 la Commissione Europea e l’Ucraina hanno firmato un accordo con il consorzio “Trischler und Partner GmbH” per sviluppare misure di protezione sia nel breve che nel lungo termine. Lo stesso anno l’Ucraina, i Paesi del G7 e la Commissione Europea, in accordo con il Memorandum of Understanding on Cernobyl Npp closure, svilupparono il Recommendend Corse of Action che detta le potenziali azioni e misure di emergenza da prendere. Tra cui la stabilizzazione della vecchia copertura, che doveva essere completata entro il 2008, ma che è stata posticipata al 2010. I costi previsti per il progetto erano stati stimati in 768 milioni di dollari: a oggi il costo è già lievitato a oltre un miliardo di dollari.

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