[07/02/2007] Comunicati

L´Australia guarda al futuro, tra gaffe e ripensamenti su Kyoto

ROMA. Il senso comune sul riscaldamento globale sta cambiando e quello che prima si poteva dire senza troppe preoccupazioni oggi può diventare una gaffe politica che può costare cara. E´ il caso del primo ministro australiano John Howard (Nella foto) che ha dubitato davanti al suo Parlamento sul collegamento tra emissioni di gas serra e mutamento del clima. Il riscaldamento globale ha fatto prepotentemente irruzione nella campagna elettorale australiana dopo che la siccità ha prodotto scarsità d´acqua potabile nelle città e compromesso drasticamente l´economia.

Il governo ha proposto di introdurre l´energia nucleare per ridurre la dipendenza dell´Australia dal carbone, una scelta che vede la forte opposizione del Labur e degli altri partiti di minoranza che puntano sulle fonti di energie rinnovabili che nell´isola continente non mancano davvero.
Il partito laburista di centro-sinistra, all´opposizione, ha imposto come tema centrale della prima sessione parlamentare del 2007, il rifiuto del governo conservatore di firmare il protocollo di Kyoto e ha incalzato Howard con i risultati del vertice Onu di Parigi che ha stabilito che il cambiamento catastrofico del clima dipende almeno al 90% dalle attività umane.

Alla richiesta del Labor party di chiarire cosa ne pensava dei dati resi noti dall´Ipcc, il primo ministro di centro-destra ha detto «il giudizio su questo non è ancora in grado di fare un collegamento».
Dopo che le sue dichiarazioni sono state ampiamente riportate sui media australiani, Howard è ritornato in Parlamento per spiegare che aveva capito male la domanda. Voleva dire che non era convinto del collegamento fra il cambiamento climatico e la siccità che sta colpendo l´Australia, la peggiore da un secolo a questa parte.
Ma Lyn Allison, leader di Australian Democrats, il secondo partito di opposizione, ha fatto notare che prima Howard aveva detto quel che pensava veramente e dopo solo tre ore si era dovuto correggere perché i suoi consiglieri lo hanno avvertito di un sondaggio che diceva che i suoi elettori la pensavano molto diversamente.

Howard ha invece ha detto al Parlamento che aveva compreso male la domanda del leader del Labur Kevin Rudd: «ho pensato scorrettamente che stesse chiedendomi del collegamento fra la siccità ed il cambiamento climatico, in cui credo che il giudizio delll´Ipcc non ci entrasse».

Rudd ha chiesto a Howard se fosse d´accordo con il suo ministro dell´industria Ian Macfarlane che nel 2006 aveva detto: «sono scettico sul collegamento fra le emissioni ed il cambiamento climatico». Dichiarazioni che Howard si è rifiutato di rinnegare ed il governo è stato immediatamente accusato dall´opposizione di essere guidato «dagli scettici del clima, impegnati ad acquietare l´interesse dell´opinione pubblica invece che a risolvere il problema».

Ma proprio il duro antiambientalista Macfarlane ha poi spiegato che ora accetta il collegamento, visto che è stato segnalato a Parigi dal pannello intergovernativo Ipcc dell´Onu sui cambiamenti climatici. Ma è andato anche oltre: ha detto di essere aperto circa l´adesione dell´Australia ad un sistema commerciale globale del carbonio.

Ma il clima elettorale rende più morbido anche Howard che sta rivedendo il suo rifiuto sul Protocollo di Kyoto e ha detto che il commercio del carbonio farà integralmente parte della risposta di lunga durata ai cambiamenti climatici, il primo ministro ha dato il via libera ad un documento di lavoro di un gruppo di esperti che studia la partecipazione potenziale dell´Australia ad una "Kyoto 2" e che indica espressamente nel commercio delle emissioni una delle misure per ridurre l´inquinamento ad un prezzo inferiore a quello di una carbon tax per le industrie.

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