[07/02/2007] Energia

Nucleare, Sorokin: Sicurezza intrinseca in crisi staccando la spina

LIVORNO. Sulla querelle riguardo ai costi del nucleare, della sua fattibilità in condizioni di sicurezza e delle prospettive riposte nella generation four, abbiamo chiesto un parere a Alex Sorokin(Nella foto), ingegnere ed ex progettista nucleare.

Lei ha letto i documenti segnalati dal gruppo di ingegneri dell’Università di Pisa, in merito alle questioni dell’approvvigionamento energetico da fonti nucleari. Che ne pensa?
«Che per adesso la cosiddetta "generation four" si trova soltanto sulla carta. Sono dei bei progetti che in inglese si chiamano "wishful thinking"(come dire: vorremmo tutti che fosse cosi facile). E’ inutile parlarsi addosso partendo ognuno da premesse tecniche differenti. Se ne potrà discutere nel merito quando dai progetti teorici si passerà a dei prototipi con le prestazioni promesse. Sui costi tra l’altro non si possono fare paragoni se si considerano soltanto i soli costi d’impianto. Il modo corretto per confrontare i costi è quello di considerare i costi di tutta la filiera, e non di una parte soltanto. Oltre al costo della centrale, occorre anche considerare i costi da sostenere dopo che la centrale avrà terminato il suo servizio, per il "decommissioning", per lo smantellamento ecc. Poi c´e l´irrisolto problema delle scorie radioattive. Quanto costerà il loro confinamento, la loro gestione e sorveglianza per migliaia di anni? Chi pagherà se ci saranno incidenti gravi dovuti a problemi di qualsiasi natura, catastrofi naturali, guasti tecnici, attacchi terroristici e guerre? Come mai nessuna assicurazione è disposta ad assicurare il rischio nucleare? Ancora oggi i fondi spesi per la ricerca nucleare sono molto di più di quelli spesi per le fonti energetiche rinnovabili. Se le rinnovabili avessero beneficiato di cifre paragonabili a quelle spese per il nucleare dal dopoguerra ad oggi, sarebbero molto più sviluppati di quanto non lo siano oggi».

E riguardo al tema della sicurezza intrinseca?
«A chi sostiene che la tecnologia nucleare ha raggiunto la "sicurezza intrinseca" bisogna domandare cosa succede se, durante il normale esercizio a regime di una centrale, improvvisamente gli si "stacca la spina" lasciandola senza alimentazione elettrica, neppure dal gruppo elettrogeno?

Cosa succede? Me lo dica lei.
«Succede il famoso "meltdown", la fusione del nocciolo. Una catastrofe, come a Cernobyl. Non è come staccare la spina ad un tostapane che si è incendiato. In quel caso l’incendio si esaurisce perché non c’ha più alimentazione. Invece nel caso di un reattore nucleare, la reazione primaria (di fissione dell´Uranio) viene fermata dal controllo automatico, ma le reazioni secondarie di decadimento delle scorie vanno avanti lo stesso e, quel che è peggio, sono immodificabili e non controllabili dalle barre di controllo. Ci vogliono almeno venti/venticinque anni prima che la produzione del cosiddetto "decay heat" (calore di decadimento) scenda a valori sufficientemente bassi per rendere gestibili i materiali nel reattore senza aver continuamente bisogno del raffreddamento forzato per evitare la fusione. Un reattore nucleare h come una macchina senza freni. Dal punto di vista strettamente tecnico, per viaggiare non occorre che l´auto sia dotata di freni. Basta evitare le discese ed assicurarsi di non incontrare sulla strada mai un ostacolo!».

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