[07/02/2007] Urbanistica

San Silvestro, un Parco a rischio

La realizzazione del parco archeominerario di San Silvestro è frutto dell’interazione tra la ricerca condotta dall’Università di Siena e le politiche urbanistiche del Comune di Campiglia M.ma che, degli anni ’80 stralciò previsioni che consentivano l’apertura di cave a cielo aperto nelle aree minerarie, dismesse sin dal 1976. Di fatto, tra interessi economici legati alle attività estrattive ed interessi economici legati alla valorizzazione culturale e ambientale del territorio, il Comune optò per i secondi dando avvio ad un complesso programma d’investimenti (oltre 8 milioni di euro, con il contributo dell’UE) che ha portato già nel 1996 all’apertura di un parco, che dopo dodici anni di attività ha assunto una rilevanza internazionale.

Purtroppo nel 1998 il Comune di Campiglia ha liberalizzato la commercializzazione del calcare sul mercato incrementando volumi e ritmi della produzione e nel 2000 ha approvato un nuovo piano che ha allungato dal 2014 al 2018 i termini di coltivazione, manifestandosi così incoerenze letali. E certo non ha aiutato il fatto che a distanza di 10 anni dalla sua inaugurazione il parco non abbia un vincolo archeologico complessivo, nonostante la diffusione e l’ eccezionalità delle tracce monumentali e dell’ attività estrattiva sulla sua intera superficie. Nel corso del 2006, inoltre, si sono verificati incidenti che hanno messo in evidenza situazioni di grave pericolo per l’ incolumità delle persone e la salvaguardia dei beni . Sempre nel 2006, è stato presentato un progetto industriale, che ha suscitato dure critiche e momentaneamente sospeso dal Comune , in cui si prevede l’ ampliamento dell’area di estrazione ed il prolungamento dei lavori fino almeno al 2026.
Recentemente il Sindaco di Campiglia : On. Silvia Velo, ha espresso sulla stampa,in base agli esami di una apposita “ commissione “, apprezzamento e soddisfazione per come vengono condotte le cave e per il tempestivo, in qualche caso anticipato, ripristino ambientale .

Dichiarazioni che suscitano meraviglia ed amarezza . Chiunque può vedere che, in decenni di attività, nelle principali cave del Comune di Campiglia (quelle di Monte Calvi e di Monte Valerio), non vi è traccia significativa di ripristino ambientale e i risultati dell’attività di cava sono sotto gli occhi di tutti i cittadini .Le cose sono due: o i controlli per il rispetto dei piani di coltivazione non vengono fatti con la dovuta attenzione o quegli stessi piani sono gravemente carenti delle più elementari norme della buona pratica estrattiva . Così come gravemente carenti appaiono i piani e gli strumenti amministrativi che consentono il permanere a Montorsi di una concessione mineraria sostanzialmente immotivata, di fatto funzionale alle attività di cava di Monte Valerio.

Questi episodi non rafforzano certamente le posizioni di coloro che hanno la profonda convinzione che senza l’inclusione e la responsabilizzazione delle istituzioni regionali e dei governi locali, non si può raggiungere l’obiettivo di una incisiva politica di tutela e di valorizzazione economica del patrimonio ambientale e culturale. E al riguardo non può che essere apprezzata , l’ intesa fra la Regione Toscana e il Ministero dei Beni culturali per l’ applicazione integrale del codice del paesaggio nel nuovo PIT. Ma se si percorre la strada della partecipazione e della autonomia bisogna dimostrare di saperla praticare concretamente e responsabilmente, con idonee azioni di indirizzo e controllo, anche nelle more della nuova normativa.

*Ordinario di Archeologia Medievale all’ Università di Siena
**Ordinario di Georisorse Minerali all’ Università di Firenze

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