[08/02/2007] Comunicati

Cina e Giappone: contro il riscaldamento climatico ricette diverse e stesse resistenze

LIVORNO. Qin Dahe, capo della China Meteorological Administration ha detto a Pechino che «il governo cinese sta prendendo in maniera estremamente seria il cambiamento climatico. Il presidente Hu Jintao ha dichiarato che il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale ma anche un problema di sviluppo, un problema essenziale per lo sviluppo». E´ significativo che proprio Qin sia stato autorizzato a dire queste cose in una conferenza stampa, visto che si tratta di un co-presidente dell´Ipcc che da Parigi ha rilanciato nel mondo l´allarme sulle conseguenze del riscaldamento del Pianeta.

Qin ha sollecitato il governo di Pechino ad impegnarsi per migliorare il rendimento energetico dalla Cina del 20% nei prossimi anni ed a togliere Paese dalla dipendenza opprimente del carbone: «Questo è un obiettivo ambizioso ed estremamente difficile -ha detto - Il governo deve dare risposte urgenti a questa domanda».
Anche in Cina in molti chiedono l´allargamento del protocollo de Kyoto che impegna gli Stati industrializzati a tagliare le emissioni entro il 2012, ma che esclude i paesi in via di sviluppo, comprese la Cina e l´India, dagli obiettivi specifici, ma Qin ha preferito non rispondere alla domanda se la Cina accetterà una limitazione delle emissioni, mentre ha invece sollecitato il governo a finanziare tecnologie di energia pulita, anche se «come paese in via di sviluppo che sta crescendo velocemente ed ha una grande popolazione, la trasformazione completa dell´approvvigionamento energetico ad energie pulite avrebbe bisogno dei soldi molto».

Probabilmente entro il 2008 la Cina diventerà la terza economia del Mondo, superando la Germania ed ancora dietro Usa e Giappone, ma questo sviluppo é sostenuto soprattutto da inquinanti centrali a carbone e da fabbriche obsolete per gli standard occidentali. Il governo cinese si difende dicendo che le emissioni procapite di gas serra sono relativamente basse e che i veri colpevoli del riscaldamento globale sono le nazioni sviluppate che non hanno il diritto di negare agli altri lo sviluppo economico. Qin ha comunque citato dati del 2000 (non ne esistono di ufficiali più recenti) che dimostrano che già allora la Cina era il secondo produttore mondiale di gas serra.

Intanto il concorrente più vicino, il Giappone, rispondendo alla pressione crescente dell´opinione pubblica preoccupata per il riscaldamento climatico, dovrebbe quasi triplicare la produzione di elettricità generata con fonti rinnovabili entro il 2014. Secondo il sottocomitato per l´energia del ministero del commercio del Giappone vento, energia solare e biomasse dovrebbero generare 16 miliardi di Kilowattora all´anno, contro I 5.5 miliardi forniti ne 2006, che rappresentano un misero 0.5 per cento del rifornimento di elettricità del Giappone.

Una decisione che non sembra incontrare il favore di molte industrie nipponiche, spaventate dai costi e forse anche dal possibile concorrenza del già ingombrante vicino cinese. La Federation of Electric Power Companies valuta che il cambiamento costerebbe circa 100 miliardo Yen. Alcuni analisti hanno detto che la spesa riferita dell´industria potrebbe gonfiare di 130 miliardo Yen per adeguarsi a queste nuove norme e che molti risultati potrebbero essere ottenuti con l´innovazione tecnologica, invece che con le energie rinnovabili.

Le emissioni di gas del Giappone hanno raggiunto 1,36 miliardi di tonnellate nel 2006, facendone il più grande inquinatore tra i paesi che aderiscono al Protocollo di Kyoto. Un volume di emissioni che è ancora del 14.1% sopra gli obiettivi di riduzione di Kyoto, tanto che altri analisti individuano proprio nella mancanza di obblighi per le aziende di tagli di emissioni, la causa principale di questo ritardo.

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