[09/02/2007] Acqua

L´acqua deve avere un costo, per evitare sprechi e tutelare l´equità

LIVORNO. Per uno sciopero legato alla carenza di risorsa idrica a Bangalore, in India, e per le conseguenze che questo potrebbe avere in termini di ordine pubblico, si è fatto cambiare l’itinerario della delegazione italiana in India. E’ in corso da anni infatti una disputa per vie legali tra lo stato del Karnataka, dove si trova la capitale della silicon valley indiana Bangalore, e il Tamil Nadu per l’accesso al Cauvery, uno dei maggiori fiumi indiani che fa da confine tra le due regioni. Ed è uno delle tanti conflitti in corso per l’acqua anche grazie alle pessime politiche e alle scelte fatte sulla gestione della risorsa, guidate dalla banca Mondiale in India come in tanti altri paesi del pianeta.

Il problema della gestione della risorsa idrica è un tema che fa scaldare e crea frizioni anche nella maggioranza del nostro paese. Dopo discussioni e polemiche tra i riformisti e l’ala più radicale del governo, per la questione della liberalizzazione dei servizi pubblici, se dovesse essere o meno inserita anche la risorsa idrica, oggi dovrebbe essere concluso l’accordo tra i vari ministeri in un vertice che si terrà a palazzo Chigi. Le due questioni riguardano dove inserire la moratoria delle gare per i servizi pubblici e come varare la riforma complessiva , che comprende la tutela e la gestione del bene acqua.

Il problema è appunto come si gestisce questo bene pubblico, prezioso e ormai purtroppo scarso in quantità e qualità.
Non certo attraverso schemi ideologici che si confrontano tra le due opposte opzioni di liberalizzazione spinta o di pubblicizzazione a prescindere, in quanto bene comune. E soprattutto non vale utilizzare schemi preconfezionati che si adattino a qualsiasi territorio del pianeta.

E’ infatti assolutamente iniquo pensare di applicare le tariffe medie delle utenze di una qualsiasi nostra città di medie dimensioni ad una realtà completamente diversa come può essere un villaggio africano, come purtroppo in realtà accade per l’aver lasciato in mano a multinazionali il governo dell’acqua in molti paesi del mondo. Ma è altrettanto iniquo pensare di erogare gratuitamente una quantità d’acqua, che in quei paesi è considerata essenziale per vivere, alla gran parte delle opulente famiglie dei paesi della parte ricca della terra. Altra cosa è l’introduzione di tariffe sociali per i meno abbienti. Ma l’acqua siccome bene comune, prezioso e scarso, è bene che anche abbia anche un valore in termini di costi per evitarne il suo spreco. Non per farne merce. Ma al contrario per esaltarne il valore.

E se è sacrosanto che la garanzia di accesso deve essere riconosciuta a tutti, è però un errore pensare di applicare ovunque lo stesso schema.

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