[13/02/2007] Aria

Lula sfida Bush: «Voi inquinate con il petrolio noi produciamo etanolo»

LIVORNO. Il mese prossimo Bush sarà in America Latina per un tour in quello che era il "cortile di casa" e che ad ogni nuova elezione si trasforma sempre più in una spina dolorosa conficcata nel fianco del gigante nordamericano. A rigirare il coltello nella piaga ci ha pensato anche il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva che in una intervista alla radio nazionale ha detto di attendere Bush per dirgli che «il Brasile ha l´autorità politica e morale per richiedere che i paesi ricchi sostengano il loro obbligo di ridurre l´inquinamento del mondo, invece di realizzare protocolli che non firmano».

Lula riferendosi al protocollo di Kyoto ricorda a Bush che gli Stati Uniti emettono più CO2 di qualunque altra nazione, bruciando i combustibili fossili come petrolio e carbone e che se tra i grandi paesi in via di sviluppo c´è chi inquina seriamente, il Brasile è un´eccezione perché la metà del suo territorio è coperto dalla foresta amazzonica e da quella pluviale, mentre utilizza l´idroelettrico per generare energia rinnovabile e l´etanolo ricavato dalla canna da zucchero come carburante.

Ma gli Stati Uniti vogliono cooperare col Brasile sul fronte dei biocarburanti, anche per ridurre la dipendenza del Sud America dal petrolio di Venezuela e Iran, tanto che, proprio per discutere di questi temi, il Dipartimento di Stato Usa ha organizzato una visita in Brasile per la prossima settimana. E probabilmente la sfida di Lula a Bush nasconde il desiderio di salire su questo ricco carro perché i produttori di canna vogliono ampliare la richiesta straniera del loro etanolo efficiente e poco costoso.

«Stiamo facendo la nostra parte – ha detto Lula - Dobbiamo richiedere che i paesi ricchi, che sono responsabili di 70 per cento dei gas serra emessi globalmente, riducano il loro inquinamento».
Uno degli ostacoli principali all´apertura del mercato Usa sono le tasse che gravano sulle importazioni di etanolo brasiliano ed il Brasile, l´unico grande produttore del mondo, lotta per esportare altrove i suoi biocarburanti.

Torna all'archivio