[13/02/2007] Rifiuti

Prato virtuosa ma (per ora) con gli impianti degli altri!

PRATO. C´era anche l ´assessore all´ambiente e alla società sostenibile del Comune di Prato, Camilla Curcio,
alla Conferenza stampa di presentazione del "Rapporto Rifiuti 2006" ed ha spiegato che i buoni risultati della città toscana dipendono da un «m ix vincente: comunicazione e corretta gestione del territorio. I risultati raggiunti dal comune di Prato ci riempiono di orgoglio anche considerando che si tratta di una città con 200 mila abitanti e con una forte presenza industriale e sono stati ottenuti investendo sulla comunicazione al cittadino e tenendo conto della diversità del territorio, mix vincente che ci ha consentito di fare la "differenza".

La gestione dei rifiuti deve essere una delle priorità nella gestione del territorio, e dove necessario sarebbe opportuno premiare i comportamenti virtuosi come forma di incentivazione alla raccolta differenziata e al recupero». A ciò si dovrebbe aggiungere anche la virtuosità della chiusura del ciclo con i necessari impianti di smaltimento, altrimenti, qualcuno, nell´Ato di Pisa potrebbe sollevare il problema del perché deve smaltire i rifiuti di Prato oltre ai suoi. E ciò è tanto vero che nel recente protocollo per il governo dei rifiuti nell´area metropolitana Firenze-Prato-.Pistoia, Prato ha certamente fatto valere le sue inderogabili necesità.

Per il suo collega di Torino, Domenico Mangone, «l´abitudine è lo scoglio principale da superare; per questo abbiamo cambiato il metodo della raccolta differenziata, introducendo il "porta a porta" per 150mila abitanti, e abbiamo preventivato per il 2007 di portarla a 250mila abitanti, con un costo di circa 3 milioni di euro. L´obiettivo del 40% è sicuramente virtuoso ma per una città come Torino implica un impegno finanziario importante; le Istituzioni devono prendere in mano la situazione poiché senza una volontà politica determinante non è possibile mantenere obiettivi così significativi».

Ma i comportamenti virtuosi di Prato e Torino non hanno commosso il presidente della commissione ambiente del Senato, Tommaso Sodano: «g li Enti locali – ha detto - devono acquisire maggiore responsabilità politica. La comunicazione da parte degli enti locali e dei comuni è fondamentale per i cittadini. In passato gli enti locali hanno subito la "sbornia degli inceneritori" ( non sembra il caso della Campania a quanto pare, visto che manda i suoi ad incenerire in Germania, ndr)) poichè il Cip6 (l´incentivo che da anni viene dato per gli inceneritori) ha reso più conveniente il ricorso all´incenerimento piuttosto che alle fonti rinnovabili. C´è bisogno di maggiore incisività sulle amministrazioni locali che devono acquisire una maggiore responsabilità politica. Nel sud – dice Sodano - il mancato raggiungimento degli obiettivi ha mantenuto in vita le organizzazioni criminali creando un giro di affari (circa 8 milioni di euro) che rappresenta la seconda industria del Mezzogiorno. Auspichiamo azioni di governo, normative più incisive e soprattutto l´inserimento del diritto ambientale nel Codice».

Anche per Roberto Barbieri, presidente della commissione parlamentare d´inchiesta sul ciclo dei rifiuti, «quando si è decisa la miglior tecnologia possibile alla fine del ciclo del rifiuto, la politica deve prendere decisioni e non organizzare opposizioni localmente. Sono necessari strumenti normativi di premio e sanzione e non arrivare allo scioglimento delle giunte comunali». E chissà se Sodano su questo concorda, giacché sia Prato che Torino (per non parlare della sua Campania), quale che sia la percentuale di raccolta differenziata cui arriveranno, non potranno mai pensare di continuare a smaltire i propri rifiuti in impianti situati altrove!

Camillo Piazza, segretario della commissione ambiente della Camera ha reso noto che «insieme al presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci, pensiamo di chiedere a tutti i comuni italiani perché non riescono a raggiungere il 35% di raccolta differenziata fissato dal Decreto Ronchi. Crediamo che il ruolo principale, sulla conoscenza dei dati in tema di rifiuti, spetti all´Apat: l´Agenzia deve diventare un punto di riferimento per raggiungere, con le Arpa regionali, uniformità di metodo e linguaggio. In virtù di questa sua funzione, l´Apat potrà rispondere a molte domande: per esempio, quanti impianti servono in Italia rispetto alla produzione totale di rifiuti? Quanti per i rifiuti speciali e quanti per quelli urbani ( e quanti per quelli pericolosi, ndr)? Da parte del Parlamento c´è l´impegno ad avere una completa tracciabilità del rifiuto speciale e a far partire un mercato della materia seconda». E servirebbe, altresì, che ci si affrettasse con la revisione del testo Unico affinché cittadini, operatori e organi di controllo sapessero dove questo Paese, in tema di rifiuti, vuole finalmente dire "dove vuole andare a parare"!

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