[14/02/2007] Energia

Agroenergie, il ministro De Castro a tutto biodiesel

ROMA. Il Governo italiano continua a spingere sull’acceleratore per le agroenergie. Ieri è tornato sulla questione con grande enfasi il ministro Paolo De Castro, che prevede «subito certificati verdi alle aziende agricole che si convertono all´agroenergia e incentivi ai contratti di filiera per raggiungere entro tre anni quota 800mila, se non addirittura 1 milione, di ettari di colture no food per dare alternative di reddito al settore rurale e contribuire a raggiungere i parametri di Kyoto».

«Un obiettivo possibile - ha detto il ministro - coniugando i tre strumenti agroenergetici compatibili con il tessuto produttivo italiano e cioè gli impianti di microgenerazione per produrre biomasse; il recupero di residui forestali e potature; la produzione di bioetanolo dagli impianti saccariferi chiusi per l´Ocm zucchero. Non ultimo, lo sviluppo consentito dalla recente messa a punto di potenti motori diesel italiani che sono in grado di bruciare qualsiasi olio vegetale (colza, mais, girasole...) e hanno costi sostenibili per grandi aree coltivate».

Premesso che la strada intrapresa dal Governo sulla materia è condivisibile, sul primo strumento, ma anche sul terzo, indicati dal ministro, ci si dimentica in toto le criticità evidenziate anche dagli studiosi o più semplicemente dai dati di fatto. Gli impianti di microgenerazione per produrre biomasse che De Castro giustamente indica come uno degli strumenti per raggiungere gli obiettivi prefissati dal governo, secondo l´opinione di un esperto come il professor Chiaramonti, devono ancora essere migliorati: «nel caso di impianti di piccola e piccolissima scala - ha detto tempo fa a greenreport.it - è probabilmente ancora necessario un ulteriore sviluppo soprattutto in termini di affidabilità e garanzie di prestazioni».

Quindi va bene accelerare, ma si deve tener conto di dove la tecnologia è effettivamente arrivata in termini di prestazioni e sicurezza per evitare poi che a livello locale – evidenziato dalle quotidiane notizie dei giornali – si contestino le realizzazioni degli impianti proprio su questi aspetti.

Tant’è che – e qui si arriva all’altro punto critico – lo strumento che il ministro spiega essere “la produzione di bioetanolo dagli impianti saccariferi chiusi per l´Ocm zucchero” attualmente viene smentito da quanto sta accadendo nella nostra Toscana dove è a dir poco in alto mare – per non dire tramontata - la conversione allo sviluppo delle agroenergie dello zuccherificio Sadam di Castiglion Fiorentino.

Ricordiamo come si espresse la Cia toscana sul mancato accordo: «Tale esito – disse - non è dipeso dalla volontà dei soggetti coinvolti nel confronto, bensì da oggettive difficoltà di integrazione tra le logiche proprie di una strategia industriale (dimensionamento, business plan, etc..) e le strategie di sviluppo dell’agricoltura, derivanti da specifiche esigenze di ordine sia organizzativo che economico».

Torna all'archivio