[16/02/2007] Aria

Che fine ha fatto il buco nell´ozono?

ROMA. Il buco dell´ozono era fino a pochi anni fa una minaccia globale, se ne parlava con preoccupazione anche al mare mentre si prendeva la tintarella e si guardava con preoccupazione il sole, oggi sembra passato di moda, scomparso tra i titoli di giornale che parlano di riscaldamento globale, relegato nell´angolino delle curiosità. Ma la minaccia esiste ancora ed è tenuta sotto costante controllo da scienziati che in Antartide affrontano temperature glaciali per studiare lo strato di gas che protegge la Terra dai raggi ultravioletti.

I ricercatori della base italo-francese Concordia (nella foto) sono armati di palloni, apparecchi Lidar (Light detection and ranging) o Saoz (Sistema d´analisi per l´osservazione Zenitale), per osservare l´evoluzione dell´ozono nella stratosfera. Secondo l´Organizzazione metereologica mondiale (Omm). nel settembre 2006 in Antartide il buco nello strato di ozono aveva raggiunto livelli record, con una superfice di 29,5 milioni di km2.

La scomparsa dell´ozono ha due origini: una chimica per la presenza di gas prodotti dalle attività industriali ed una naturale, il freddo, per questo gli scienziati non sembrano molto preoccupati, visto che l´inverno australe è stato particolarmente gelido ed ha probabilmente contribuito in gran parte all´estensione del "buco, mentre i clorofloruri (Cfc, gas per l´aerosol e refrigeranti).sono diminuiti in maniera considerevole dopo l´attuazione delle misure previste dal trattato di Montréal del 1987. Con un inverno meno freddo e la sparizione dei gas nocivi lo strato di ozono potrebbe ricostituirsi definitivamente. Ma non rapidamente, perché cloro e bromo hanno una durata di vita in atmosfera di 80 annni e l´Omm prevede che il buco dell´ozono tornerà alle dimensioni normali intorno al 2065.

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