[26/02/2007] Energia

La multinazionale inquina? C´è chi la compra e prova a renderla più sostenibile

LIVORNO. L’intreccio tra economia e ambiente è sempre più saldo. E oggi arriva l’ennesimo segnale in tal senso direttamente da Wall Street, dove due corazzate del private equity come La Kkr e la Texas pacific group, entrambe impegnate al di là dei loro business a sostenere valori legati all’ecologia, hanno infatti proposto quella che pare destinata a diventare la prima “scalata verde”: acquisiranno infatti la Txu di Dallas a patto che la stessa azienda che è tra i maggiori produttori americani di energia elettrica, rinunci a 8 delle 11 centrali a carbone che ha programmato di costruire nei prossimi anni. Inoltre dovrà ridurre le tariffe elettriche e impegnarsi nelle energie rinnovabili, mentre l’obiettivo è quello di abbattere del 20% le emissioni di zolfo e di altri agenti inquinanti delle centrali già in attività.

Stamani il consiglio di amministrazione di Txu ha fatto sapere che accetta l’offerta: un significativo segnale di cambiamento: i nuovi impianti sono redditizi ma inquinanti e quindi gli acquirenti hanno deciso di rinunciarvi, un po’ forse per ragioni di immagine, ma soprattutto perché consapevoli che ignorando i problemi derivati dall’inquinamento, si ritroveranno tra qualche anno con costi aggiuntivi anziché con aumenti di profitto: sia per le innumerevoli azioni legali che verrebbero intestate dagli ambientalisti, sia per l’inasprimento dei vincoli fissati dallo Stato (appena Bush avrà lasciato la Casa Bianca).

Sia i candidati democratici che quelli repubblicani hanno infatti già prefigurato svolte in tal senso, mentre dal professore di Politica pubblica all’Università della California, Robert Reich (già ministro del Lavoro con Clinton), arriva un’ulteriore proposta: i democratici secondo Reich dovrebbero proporre un’imposta straordinaria temporanea sui profitti delle compagnie petrolifere (da abolire alla fine del boom del settore) il cui gettito sia destinato a finanziare la ricerca e lo sviluppo delle fonti non fossili.

Intanto a dimostrazione che il futuro dell’economia tutta non può prescindere dall’essere sostenibile, anche l’amministratore delegato di Marsh, il più grande broker assicurativo al mondo, ha confermato i velocissimi cambiamenti di questi ultimi anni anche nel settore assicurativo: «I cambiamenti climatici, il terrorismo, le pandemie – dice Brian Storms – sono i pericoli che minacciano le grandi industrie di tutto il mondo, che ormai non possono far meno di assicurare i loro beni da questi rischi».

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