[15/02/2006] Rifiuti

Presto una convenzione per censire l´amianto

ROMA. C’è da non abbassare la guardia davanti alle aree inquinate. Che in Italia sono assai numerose: 12mila a rischio, 4.400 contaminate e appena il 10 per cento di queste è stato bonificato. E’ ciò che emerge dalla Conferenza internazionale sulla bonifica dei siti contaminati, i cui esperti si sono riuniti a Roma. Secondo i dati forniti dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente e del territorio, l’attenzione è più elevata soprattutto nelle zone industriali. Il professor Carlo Merli, direttore del Centro interuniversitario di tecnologia e chimica dell’ambiente, ha citato il caso della rada di Augusta, in Sicilia, «dove è accertato che le concentrazioni di mercurio sono mille volte superiori ai limiti ambientali».
E’ stata annunciata, inoltre, la stipula di una convenzione tra Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro), Ministero dell’ambiente e Sviluppo Italia per la ricerca e l’assistenza tecnico-scientifica, relativa al Piano straordinario di bonifica e alla mappatura dell’amianto. Lo ha detto il Direttore del Dipartimento insediamenti produttivi ed interazione con l’Ambiente dell’Ispesl, Giancarlo Ludovisi. «Le aree ad elevato rischio ambientale in Italia – ha spiegato – sono 217: di queste, 49 sono comprese nel Piano nazionale bonifiche, 110 nel Piano straordinario, mentre sono 58 i siti ad alta presenza di amianto. A queste aree vanno poi aggiunti circa 1550 siti minerari abbandonati, resi noti dal censimento completato nel marzo 2004. Tra le tante, anche aree conosciute, come quella del Cengio e i territori del Sulcis-Iglesiente, di Bagnoli, di Porto Marghera e di Gela».

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