[01/03/2007] Trasporti

Gli italiani in auto fanno il 60% in più di chilometri rispetto ai tedeschi

ROMA. Dall’analisi che emerge dal rapporto Ambiente Italia 2007 presentato stamani e a Roma, oltre all’energia, l’altro fronte caldo è quello della mobilità. L’Italia è il Paese europeo dove le persone si spostano di più a motore (in media 15000 chilometri l’anno per abitante, +31% rispetto alla media europea e +60% rispetto alla Germania). E nel trasporto su gomma l’automobile copre circa l’82% della domanda.

Abbiamo 60 macchine ogni 100 abitanti (10 in più rispetto al resto d’Europa); si vendono appena 24 biciclette ogni 1000 abitanti, metà della media europea, nonostante il nostro clima ne permetterebbe molto più agevolmente l’uso. Non si spiegherebbero altrimenti i livelli di congestione e di inquinamento che affliggono le nostre città. E sarebbe interessante valutare i costi sociali che questa situazione produce. Sia per le patologie croniche, sia per le morti in più a causa dell’inquinamento e degli incidenti stradali, sia per il consumo di farmaci antistress per il rumore con cui siamo ogni giorno costretti a convivere.

Per Legambiente servono dei grandi e rapidi sì a nuove infrastrutture: da quelle ferroviarie a quelle per il trasporto pubblico. Un sì che deve venire anche da chi governa, che dovrebbe fare della manutenzione delle città, della riorganizzazione della mobilità in ambito metropolitano, l’opera pubblica prioritaria in Italia.

La fotografia di Ambiente Italia 2007 è anche quella di un Paese fermo in tutti gli indicatori che misurano la capacità di innovare: la spesa per ricerca e sviluppo è la metà della Germania e un quarto della Svezia; la bilancia dei pagamenti tecnologici mostra incassi irrisori, un forte deficit e un basso volume di acquisti e di scambi (le esportazioni di alta tecnologia rappresentano il 7,1% del totale dell’export, contro il 18% della media dell’UE a 25).

Ma rispetto all’immobilismo che rappresenta il paese nel suo complesso, dal territorio vengono segnali più incoraggianti: la percentuale di superficie agricola coltivata a biologico è doppia rispetto alla media europea, crescono le certificazioni ambientali, l’estensione delle aree protette sfiora l’11; il 16,5% del territorio nazionale (in parte sovrapposto a parchi e aree protette) è parte di Rete Natura 2000 (l’insieme dei siti di interesse comunitario e delle zone di protezione speciale).

Molto negativo il dato dell’abusivismo edilizio, che risulta in incremento grazie all’ultimo condono del governo Berlusconi: nel 2005 le nuove costruzioni illegali sono quasi il 109% in più del 2000. E’ stabile il dato della qualità balneare delle acque costiere (420 chilometri di costa vietati alla balneazione). I rifiuti invece crescono e le cifre della raccolta differenziata mantengono il paese diviso almeno in due: con un nord rivolto verso l’Europa ed un centro sud orientato più verso il mediterraneo.

L’ambiente nel nostro Paese appare un problema più rilevante che nel resto d’Europa, ma testimonia al tempo stesso che può essere, più ancora che altrove, una soluzione: «oggi – ha sottolineato il presidente di Legambiente Roberto Della Seta – con l’acuirsi delle drammatiche evidenze del cambiamento climatico e con le crescenti tensioni sull’approvvigionamento energetico, le tematiche ambientali sono protagoniste indiscusse di una credibile prospettiva di benessere, che promuova la qualità, la conoscenza, la ‘soft economy’. La visione ambientalista ha tutte le carte in regola per proporsi come risposta convincente e vincente ai rischi presenti e futuri, ma deve liberarsi dalla nostalgia e dal lamento e trovare il coraggio di proporsi come via del cambiamento, della riforma, di una rinnovata idea di progresso».


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