[06/03/2007] Comunicati

L´ambiente? Per i giovani è una preoccupazione che verrà

LIVORNO. «I dati positivi dell’economia italiana devono aiutare a investire maggiormente sui giovani, l’ambiente e l’innovazione. Nei prossimi cinque anni si può avviare una riforma dell´economia in grado di apportare forti cambiamenti per rilanciare l´occupazione, le energie rinnovabili, le nuove tecnologie e la qualità della vita». Partiamo da queste affermazioni rilasciate dal ministro Alfonso Pecoraro Scanio per commentare il rapporto realizzato dal Censis per conto dell’Istituto nazionale studi di scienze biosociali e del ministero dell’Ambiente sul tema i giovani e la cultura dell’ambiente. Una fotografia piuttosto sconsolante un po’ su tutti i fronti.

Ma andiamo con ordine. Il primo dato che emerge è che per i giovani - il campione è formato da 738 ragazzi tra i 16 e i 21 anni di cui il 51% maschi e 49 femmine – il ‘problema ambientale’ è al 7° posto in una classifica ‘dei problemi sociali più urgenti da affrontare’ dove prima è la criminalità, seguita sul podio dall’immigrazione extracomunitaria e dalla corruzione nella politica e nel mondo finanziario.

Prima dell’ambiente arrivano prostituzione / tratta degli esseri umani e disoccupazione. Dopo: mala sanità; precarietà del lavoro; inefficienze dei servizi sociali; inefficienza della scuola; devianza giovanile; problemi delle carceri.

L’aspetto emozionale e diretto della criminalità sembra avere un impatto più forte delle problematiche ambientali perché, sostiene il Censis, quest’ultime ‘mancano di immediatezza’. Ovvero i giovani le percepiscono come cose che accadranno nel futuro. «Probabilmente – dice il Cenis - è proprio la mancanza di immediatezza e di prossimità del “disastro” che non allena i giovani a considerare questo tema come vero “problema sociale”». E questo, diciamo noi, indica per deduzione che non c’è da parte loro una grande capacità di elaborazione. Oggi infatti sono già visibili le ripercussioni dei danni ambientali sulla vita di tutti i giorni. Ma evidentemente non basta.

I problemi dell’ambiente più urgenti per i giovani risultano essere nell’ordine: l’energia (petrolio, nucleare, ecc); la gestione dei rifiuti; l’effetto serra riscaldamento del pianeta; l’inquinamento atmosferico. In particolare in Italia i più urgenti per i giovani sono: smaltimento dei rifiuti 72,5; inquinamento atmosferico (industriale e da riscaldamento) 67,2; inquinamento fluviale, marino e degrado delle coste 47,0; gestione del traffico 35,2; urbanizzazione intensiva e trasformazione del territorio 26,9; rumore 8,2 (il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte).

Il problema è che pur individuando ad esempio lo smaltimento dei rifiuti come uno dei problemi più urgenti, i comportamenti individuali non traggono conseguenza da questa visione. Sulla raccolta differenziata, infatti, salata all’occhio che ad esempio solo il 30,2% dice di fare ‘sempre’ la separazione del vetro, contro il 48,5 che dice ‘mai’. Stesse percentuali per la carte e la plastica. Peggio per l’alluminio (64,1% ‘mai’) e per i medicinali (53,8%). In pratica c’è solo da sperare che chi ha risposto (per tutte le categorie di separazione) ‘sì saltuariamente’ modifichi presto il suo comportamento in un sì definitivo, perché questo farebbe ribaltare completamente i risultati. Ad esempio sul vetro il 30,2 dei ‘sì’ più il 21,4 dei ‘sì, saltuariamente’ porterebbe oltre al 50%.

Piuttosto interessante come il Censis spiega i dati relativi al concetto di “degrado ambientale” che emerge dalle risposte degli intervistati: «l’idea di associare il degrado ambientale ad un limite relativo allo sviluppo delle attività economiche dell’uomo non è stato affatto considerato. In realtà, solo una parte estremamente esigua degli intervistati (il 3,6%, cfr. tabella 4), vi ha letto una possibile correlazione».

Di buono c’è che il 54,3% dei giovani sa che cosa significa sviluppo sostenibile. Inoltre va notato che è la centrale nucleare l’impianto che desta maggiore preoccupazione nei giovani davanti all’industria petrolifera/petrolchimica alla discarica di rifiuti industriali, alla discarica di rifiuti urbani. Più indietro, ma non di molto, l’inceneritore di rifiuti industriali e di rifiuti urbani.

Da segnalare che i giovani del campione dimostrano di non aver molta fiducia nelle istituzioni e di preferire (il Censis dice anche per l’aspetto ludico e di socializzazione) l’adesione a campagne di sensibilizzazione organizzate dalle associazioni ambientaliste. L’idealismo, una filosofia da sempre più vicino alle giovani generazioni, è quello che sembra spingere coloro che si iscrivono a Greenpeace o al Wwf.

In sostanza i giovani sembrano vivere il rapporto con la cultura ambientale in modo emozionale. L’evidenza concreta del problema li allarma (i rifiuti ad esempio), ma poi demandano ad altri di occuparsi della questione e individualmente fanno poco. Quando sono informati hanno più sensibilità, ma non incrociano la sostenibilità ambientale con l’economia e lo sviluppo. Ad onor del vero non solo i giovani hanno questa visione delle cose. Quello che preoccupa maggiormente, infatti, è che sembra mancare loro soprattutto la percezione di quello che gli sta accadendo attorno e che gli sta accadendo hic et nunc, non in un futuro lontano.

Torna all'archivio