[08/03/2007] Comunicati

Eolico, anche per Di Pietro va bene, ma un po´ più in là...

LIVORNO. «Impedire le infrastrutture è lavorare contro il Paese, mentre oggi bisogna lavorare per il Paese dotandolo di infrastrutture in linea con gli altri Paesi europei». Così il ministro Antonio Di Pietro, pur senza nominarli, rispose risentito il 29 dicembre ai Verdi che lo avevano attaccato sul tema delle grandi opere. E’ solo un esempio degli inevitabili scontri che, in un paese democratico, la politica deve saper affrontare durante la sua azione di governo. Che ci si aspetterebbe lo si avesse di fronte a tutte le opere che “lavorino per il Paese”.

Come un impianto eolico che produce energia pulita dal vento. Opere largamente caldeggiate a livello mondiale per smarcarsi dall’uso del petrolio. Ma la notizia pubblicata oggi sul Corriere della Sera, e che riguarda proprio lo stesso Di Pietro e il progetto dell’impianto eolico molisano di cui greenreport ha parlato ieri, va esattamente nella direzione opposta.

Sentite il ministro: «Si tratta di un progetto nato più nel sottoscala che nelle sedi opportune. Non sono stati coinvolti né gli enti locali, né la popolazione. Il progetto mi appare mosso più da interessi speculativi che industriali. Intendiamoci – prosegue – sono convinto che l’energia eolica sia un’alternativa valida. Ma va valutato il rapporto costi benefici. Quella è un’area con deboli venti. Unica per il valore paesaggistico. La scelta dell’impianto eolico sarebbe sbagliata».

Peccato che, come riferisce Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente, «Il progetto è stato a lungo esaminato dalla commissione per la valutazione dell’impatto ambientale del ministero dell’Ambiente». E proprio il ministro Pecoraro Scanio ha fatto sapere che «l’eolico è senz’altro una buona fonte energetica, ma gli impianti devono essere inseriti all’interno di una pianificazione nazionale».

Appare evidente che Di Pietro, toccato nel vivo da un progetto che lo riguarda da vicino (abita non lontano da dove dovrebbe sorgete l’impianto eolico), si toglie la giacca da ministro e indossa la maglia del comitato. Come fa a dire che lì il vento non c’è? Spetta a lui fare queste considerazioni? L’impresa che vuole realizzare l’impianto è così impreparata da non aver fatto degli studi approfonditi? E poi se, come dice Di Pietro, è un progetto nato più nel sottoscala, ma di cui il ministero dell’ambiente è perfettamente a conoscenza e ha valutato l’impatto ambientale, vuol dire che il ministero è un sottoscala? Insomma, la sindrome da comitato, come abbiamo detto tante volte, è purtroppo trasversale. Fa vittime a sinistra, a destra e al centro e implacabile colpisce puntualmente. Ed ora sembra aver colpito anche Di Pietro. Quindi l’eolico va bene ma un po’ più in là. Il tram va bene, ma non qui. Le biomasse sì, ma laggiù. Per non parlare di quello che accadrà quando il fotovoltaico prenderà piede.

Il punto è che stare col fiato sul collo delle istituzioni affinché ciò che si realizza o si gestisce lo si faccia nel migliore dei modi possibile, e nel pieno rispetto della legge, è sacrosanto. Ben fanno i comitati a tenere alta l’attenzione – e così dovrebbero are i mezzi di informazione - perché sappiamo tutti come, purtroppo, vanno troppo spesso le cose in Italia. Ma il comitato faccia il comitato, e chi governa governi. Diversamente, da questo impasse non ci si esce. Non ci si capisce più niente. Il fare male può produrre danni, ma anche il non non fare. Non solo, il rischio, come abbiamo sottolineato più volte, è che alla fine si realizzino progetti non dove è meglio farli, ma dove si riesce a farli. Con buona pace dell´ambiente degli ambientalisti e dei comitati.

Torna all'archivio