[08/03/2007] Consumo

Rapporto Fao sulla pesca: intaccate le risorse

ROMA. La Fao ha presentato il rapporto sulla “situazione mondiale della pesca e dell’acquacoltura” che sottolinea come lo stato di alcune specie di pesci migratori e di altura é molto preoccupante e che la proporzione degli stocks mondiali di pesci sono diminuiti stabilmente negli ultimi 15 anni: il 52 % degli stocks è pienamente sfruttato, il 20% moderatamente sfruttato; il 17 % sovrasfruttato; il 7 % impoverito; il 3 % sotto sfruttato; l’1 % in via di ricostruzione.

Le catture di pesci allo stato selvatico hanno raggiunto la cifra record di 95 milioni di tonnellate annue, 85,8 milioni dalla pesca marina, 9,2 milioni da quella continentale. Il totale della produzione alieutica mondiale (pesca marina, continentale e pescicoltura) raggiunge i 141,6 milioni di tonnellate all’anno, il 75% è destinato all’alimentazione umana il resto a prodotti non alimentari come farine ed olio di pesce.
L’acquacoltura risulta il settore in più forte crescita con una produzione annua di 47,8 milioni di tonnellate: nel 1980, rappresentava solo il 9% del consumo di pesce oggi oltrepassa il 43%.

Il commercio mondiale di pesce ed altri prodotti alieutici ha raggiunto il record di 71,5 miliardi di dollari, con un aumento del 23% rispetto al 2000 e questo ha portato, soprattutto in alcune aree di cattura esclusive in alto mare sotto la giurisdizione di alcune nazioni, a situazioni di grave depauperamento delle risorse, in particolare per gli squali oceanici, sovrasfruttati per oltre la metà delle popolazioni, e gli stock dei grandi migratori sovrasfruttati per il 66%, soprattutto per specie come il nasello, il merluzzo atlantico, l’halibut, il pesce specchio rosso, lo squalo elefante ed il tonno rosso.

«Anche se questi stock rappresentano una piccola parte delle risorse alieutiche – ha detto Ichiro Nomura, direttore generale della Fao per la pesca - sono indicatori chiave dello stato di una grande porzione dell’ecosistema oceanico».
Ma il rapporto sottolinea anche che i controlli sono insufficienti, le statistiche delle catture in vaste zone di alto mare sono difficili ed ostacolano gli sforzi per una gestione responsabile Se si osserva l’insieme delle specie marine, la percentuale di stock che stanno per oltrepassare il loro rendimento massimo equilibrato varia considerevolmente secondo le zone prese in considerazione dal rapporto: quelle più problematiche sono quelle atlantiche a sud-est ed a nord-ovest ed il Pacifico del sud-est, e i siti di pesca al tonno di alto mare nell’oceano atlantico ed indiano. Aree dove l’impoverimento degli stock sovrasfruttati varia tra il 46 e il 66% del totale..

«Queste tendenze – ha spiegato Nomura – confermano che il potenziale di cattura degli oceani del Pianeta ha verosimilmente toccato il limite. Inoltre, questo sottolinea la necessità di una gestione più prudente ed efficace delle pesche al fine di ricostruire gli stock esauriti ed impedire la diminuzione di quelli prossimi al loro rendimento massimale».

Per la Fao sono necessarie riforme per rafforzare gli organismi regionali di governo della pesca, che ormai hanno raggiunto il numero di 39 accordi internazionali ed altri stanno per essere sottoscritti, perché «in assenza di una determinazione pubblica dei membri di questi organismi – sottolinea il rapporto Fao – e di posizioni rigide per una gestione regionale razionale delle pesche. Le iniziative volte a far risaltare gli impegni di conservazione e gestione saranno contrastati, persino repressi».

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