[13/03/2007] Comunicati

La seconda parte del rapporto Ippc e il G8 di Potsdam

LIVORNO. Se c’è qualcosa di incerto nel rapporto Ipcc sul riscaldamento globale, questi sono i tempi e le modalità di diffusione dei suoi lavori: dopo la sintesi presentata ufficialmente il 2 febbraio scorso (che era già stata anticipata qualche settimana prima), ieri sono uscite le anticipazione sulla seconda parte di questo quarto rapporto Onu, che invece doveva essere presentata il 6 aprile a Bruxelles dopo la sua approvazione.

Gli elementi di certezza sono invece rappresentati dalla conferma della responsabilità dell’uomo nei mutamenti climatici e delle conseguenze gravi, sia dal punto di vista ambientale sia economico, che tali mutamenti avranno. In questa seconda parte compilata dai 2500 scienziati dell’Intergovernmental panel on climate change l’attenzione è proprio tutta rivolta agli effetti sulla natura e sull’uomo: superato il limite di guardia dei 2 gradi di aumento della temperatura rispetto ai primi del 1900 (oggi siamo già intorno al + 1°) le crisi di siccità ricorrenti renderanno inabitabili grandi aree del Terzo mondo e causeranno l’aumento delle malattie correlate alla malnutrizione. Nelle latitudini medio-alte dell’emisfero nord sarà però aumentata la produttività agricola anche se intorno al 2080 anche queste aree saranno colpite da crisi idriche. I livelli dei mari si alzeranno fino a un massimo di 58 centimetri e molte aree saranno sottoposte a continue inondazioni. Scenari poco rassicuranti conditi da alcuni pareri (personali) di scienziati che considerano già superato il punto di non ritorno a causa dell’eccessiva concentrazione dei gas in atmosfera.

Chi invece ritiene che qualcosa si possa ancora fare (la maggior parte del gruppo di lavoro dell’Ipcc) chiede misure urgenti a livello globale e l’imminente G8 che inizia giovedì a Potsdam fa probabilmente intuire il motivo della fuga di notizie. Anche il ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha proposto di inserire la questione all’ordine del giorno del prossimo G8: «Dopo l’accordo raggiunto in sede europea che l’Italia ha fortemente voluto e che prevede la riduzione delle emissioni di Co2 e lo sviluppo vincolante delle fonti rinnovabili – dice Pecoraro - si deve aprire un confronto con gli Usa e con i paesi della ´nuova industrializzazione´ come Cina ed India al G8 Ambiente».

Il presidente nazionale di Legambiente Roberto Della Seta ricorda che «le conseguenze dell’innalzamento delle temperature sono già una tragica realtà in molti Paesi del Sud del mondo, e l’Onu conferma ora che il mutamento climatico avrà effetti devastanti molto prima di quanto si creda. Anche l’Italia, che si trova ai margini meridionali della zona temperata – spiega Della Seta - è uno dei più colpiti dalla rottura degli equilibri climatici. Negli ultimi vent’anni le temperature medie in Italia sono cresciute di 0,4 °C al Nord e di 0,7 °C al Sud; s’insediano a ritmo crescente animali e piante tropicali che attaccano la nostra biodiversità, si intensificano alluvioni e siccità e compaiono le prime aree semi-desertiche».

«Non c’è tempo da perdere – aggiunge Della Seta – ognuno deve fare la sua parte per ridurre le emissioni climalteranti e tutelare gli equilibri di vita sul nostro pianeta. Il 4 maggio a Bangkok il terzo gruppo di lavoro dell’Ipcc presenterà le proprie conclusioni sulle modalità e gli strumenti per affrontare il problema clima, possiamo dire già da ora che la riduzione dei consumi di petrolio e di carbone, il risparmio energetico e il potenziamento delle energie pulite sono senz’altro la prima strada da seguire per invertire questa pericolosa corsa all’autodistruzione».

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