[14/03/2007] Parchi

Foreste, Greenpeace: «La Fao dice mezze verità»

ROMA. Per Greenpeace il rapporto della Fao sulle foreste pecca di troppo ottimismo e il rallentamento della deforestazione a livello mondiale non sarebbe dovuto ad altro che l’aumento del «numero degli alberi piantati in Paesi che hanno già perso le proprie foreste naturali, mentre continua il vertiginoso declino delle grandi foreste naturali, soprattutto quelle tropicali».

Ma anche il rapporto Fao sottolinea che in America Latina la distruzione delle foreste continua, che l´Amazzonia perde ogni anno un´area di foreste grande quanto la Sicilia, mentre Asia aumenta la superficie forestale solo per i quattro milioni di ettari di rimboschimenti in Cina «ma le piantagioni – ribatte Greenpeace - certo non compensano la devastazione delle foreste tropicali dell´Indonesia, dove la deforestazione, secondo la Fao stessa, avanza a un tasso annuale del 2 per cento, e ogni anno viene distrutta una superficie di foresta grande quanto un´intera regione italiana (20 mila chilometri quadrati)».

Per gli ambientalisti è più credibile il rapporto che l’Organizzazione per le foreste tropicali (Itto) ha reso noto qualche mese fa: meno del 5% delle foreste tropicali sono gestite con pratiche sostenibili, mentre il taglio illegale continua ad intaccare pesantemente le foreste tropicali.
«I nostri più vicini parenti nel mondo animale, gorilla, scimpanzè, bonobo e orango, rischiano di scomparire per sempre per la perdita del loro habitat – spiega allarmato Sergio Baffoni, di Greenpeace. - Certo non vivranno nelle piantagioni di eucalipto. Con loro scompariranno moltissimi altri animali: i due terzi delle specie animali e vegetali terrestri hanno nelle foreste il proprio habitat. Confondere una piantagione con una foresta intatta è un tragico errore».

E mentre il rapporto Fao dice che le foreste europee e del Nord America sono in netta crescita, Greenpeace dice che anche le foreste boreali sono a rischio. «La Finlandia incrementa la propria superficie boscata, ma allo stesso tempo si appresta a distruggere gli ultimi frammenti di foresta primaria, malgrado gli avvertimenti di tutta la comunità scientifica del paese – sottolineano gli ambientalisti - In Canada continua la pratica del taglio a raso, che erode progressivamente le preziose foreste borali. Non si tratta solo di proteggere la biodiversità sempre più minacciata. Secondo la Banca Mondiale 1,2 miliardi di persone hanno bisogno delle foreste per sopravvivere. La perdita delle foreste naturali causerà un incremento della povertà, dell´insicurezza sociale e dell´instabilità».

E per Greenpeace sta mettendo all’indice il gigante finnico-svedese Stora Enso, il principale acquirente di fibre di legno dalla Metsähallitus un´agenzia statale, che secondo gli ambientalisti sta distruggendo le foreste affidatele: «Con il legno proveniente da queste preziose foreste – spiegano gli attivisti finlandesi di Greenpeace - Stora Enso produce carta per riviste stampate in tutto il mondo, Italia inclusa, e risme da fotocopie». La Stora Enso ribatte che la biodiversità in quelle foreste è adeguatamente salvaguardata, ma 240 scienziati di università e istituti statali finlandesi di ricerca chiedono di fermare il taglio nelle foreste naturali del Paese, perché non sostenibile dal punto di vista ecologico e che violerebbe gli accordi internazionali sottoscritti dalla Finlandia per la protezione della biodiversità. sono proprio gli scienziati ad avvertire che le operazioni forestali in programma causeranno un cambiamento irreversibile

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