[14/03/2007] Comunicati

Tu chiamali se vuoi… segnali (verdi)

LIVORNO. Meglio il mouse con il diamante o le scarpe che mentre cammini ricaricano batterie? Meglio la bottiglietta d’acqua del Tennessee impreziosita con cristalli Swarosky incastonati nel vetro, oppure una cyclette che accumula l’energia prodotta dal moto di chi la usa per autoalimentarsi e accendere anche le luci del soffitto? Meglio le Formula 1 con la pubblicità delle sigarette oppure quelle con disegni che richiamano all’attenzione sui cambiamenti climatici?

Sembrano domande ovvie e ingenue che tentano semplicisticamente di dividere il mondo tra buoni e cattivi. Eppure parliamo di cose che ogni giorno vengono pubblicizzate da giornali, radio e tv. Ed è questo l’aspetto interessante. Ovvero i segnali del mercato. Le mode che cambiamo e che da qualche tempo hanno individuato nell’ambiente un fronte di sviluppo commerciale e quindi sul quale investire.

Potremmo chiamarlo il brand verde. E qualcuno potrebbe controbattere, con argomenti condivisibili, che si mercifica pure quello, chiudendo così il cerchio e facendoci tornare ai quesiti iniziali: che cosa c’è che dall’altra parte? Se non si valuta almeno come un segnale positivo che ad esempio a Rotterdam è stata inaugurata una discoteca il cui pavimento trasforma l’energia generale del ballo in elettricità, che cosa dovremmo fare?

Questi, lo ripetiamo, sono solo segnali che nello specifico non daranno poco o niente all’ambiente, ma possono contribuire all’educazione delle persone. A farle porre attenzione su certi temi. Vi pare poco in un mondo dove neppure la ricerca è ancora orientata – salvo qualche raro e rimarchevole caso – alla sostenibilità? Alzi la mano chi dieci anni fa avrebbe previsto che oggi una società che opera nel settore delle energie rinnovabili (Relight), si appresta a diventare uno dei principali protagonisti sulla scena velica italiana ed internazionale gareggiando con il “Relight sailing team” nelle più importanti regate del Mediterraneo.

Segnali, appunto, che è importante sottolineare perché il sostegno pubblicitario planetario a questo tipo di iniziative è infinitamente inferiore a quello che preme sulle leve opposte. Quelle del lusso esasperato, dell’usa e getta, dell’innovazione di prodotto esasperata e pianificata sull’obsolescenza dei prodotti stessi. Per cambiare gli stili di vita orientandoli verso la sostenibilità servono invece anche i piccoli passi che a loro volta influenzano il mercato che a sua volta dovrà rispondere in altro modo alla domanda (verde) dei consumatori. Una strada tutta in salita e quindi fa gioco pure chi, questi piccoli passi in salita, li fa con una scarpa che produce un pochino di energia...

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