[14/03/2007] Rifiuti
Incrociare le dita e pregare di non ammalarsi. E´ l´unica cosa che potranno fare gli abitanti della Piana fiorentina dopo la costruzione del nuovo inceneritore, anche, e forse soprattutto, alla luce delle osservazioni di due prestigiosi rappresentanti del modo scientifico legato alle amministrazioni pubbliche, da sempre sostenitrici dell´ipotesi incenerimento. Si tratta di Roberto Gori, direttore tecnico dell´ Arpat e di Eva Buiatti, dell´Agenzia Regionale della Sanità. Le loro parole, espresse all´interno di un seminario di Legambiente, sono state riprese dal quotidiano Greenreport.it:
Per Roberto Gori "non esiste una definizione precisa per le polveri ultrafini (quelle sotto 0,1 micron) ma quello che più conta è che non c´è un sistema codificato di prelievo e di misura e ci si muove ancora nel campo sperimentale", mentre Eva Buiatti ha spiegato "come i dati epidemiologici a disposizione siano pochi e spesso contrastanti tra loro, anche perché è quasi impossibile separare le polveri ultrafini dalle altre".
Tutti tranquilli dunque, per Arpat e Ars le polveri ultrafini sono sostanze che non si riescono a misurare e quindi per adesso la loro pericolosità non è dimostrabile. Ignorando così di fatto i tanti lavori scientifici prodotti in questi anni, proprio sulla pericolosità delle polveri ultrafini che, date le dimensioni, penetrano fin negli alveoli polmonari e nel torrente circolatorio, provocando così non solo rischi a livello respiratorio, ma anche ischemie a livello cardiovascolare o cerebrale.
ISDE e Unaltracittà/Unaltromondo denunciano questo approccio superficiale ricordando che dalle numerose ricerche effettuate sulle nanoparticelle (un lungo elenco è alla pagina
http://www.nanodiagnostics.it/Articoli.aspx:
1. Qualsiasi sorgente ad alta temperatura provoca la formazione di particolato.
2. Più elevata è la temperatura, minore è la dimensione delle particelle prodotte.
3. Più la particella è piccola, più questa è capace di penetrare nei tessuti.
4. Non esistono meccanismi biologici od artificiali conosciuti capaci di eliminare il particolato una volta che questo sia stato sequestrato da un organo o un tessuto.
Persistere con la volontà politica di costruire nuovi inceneritori e ampliare gli esistenti, espone quindi le popolazioni interessate a pesanti, intollerabili, ingiustificate ripercussioni sanitarie, a prescindere dalle improbabili mitigazioni prospettate e in presenza di alternative più che percorribili per una corretta gestione dei rifiuti.