[16/03/2007] Parchi

Pelagos, il santuario dei cetacei sperso in un mare di carta

LIVORNO. La battaglia tra Greenpeace, Olt e comune di Livorno sul rigassificatore sembra svolgersi sullo scenario di uno spazio di mare protetto in modo virtuale: il Santuario dei cetacei Pelagos che pochi conoscono e che praticamente non è mai davvero decollato. Un giro su internet è sconsolante: l’unico sito istituzionale strutturato, quello francese, si ferma al 2004, le notizie sul Santuario sul sito del ministero dell’ambiente italiano arrivano al 2005.

Ma cosa è il santuario internazionale dei mammiferi marini “Pelagos”, questo oggetto misterioso a cui tutti si appigliano, come una coperta troppo ampia, ma così sottile da non coprire nulla?
Si tratta di un enorme spazio marittimo di 87.500 km² , che comprende le acque tra Tolone sulla costa francese, Capo Falcone nella Sardegna occidentale, Capo Ferro nella Sardegna orientale e Fosso Chiarore in Toscana.

La più grande area protetta dei mammiferi marini del Mediterraneo, oggetto di un accordo tra Italia, Principato di Monaco e Francia per la protezione dei cetacei (e teoricamente della foca monaca ormai estinta nel Tirreno), denominato Santuario Pelagos dal nome del progetto nato nel 1991, è che è stato “istituito” nel 1999 e il parlamento italiano ha ratificato e reso esecutivo l´accordo con la legge 391 del 2001.

Nel 2003 a Monaco, Paese depositario dell´accordo, si è tenuta la prima Conferenza delle parti contraenti, che ha approvato le linee guida per il piano di gestione del Santuario, che è stato adottato nella successiva conferenza tenutasi nel 2004 a Capoliveri, all’Isola d’Elba, un documento di 107 pagine che detta le regole per assicurare la tutela dei cetacei del Mediterraneo ed ha approvato il regolamento interno che istituiva il segretario esecutivo, in carica tre anni, ed il comitato tecnico scientifico.

La delegazione italiana propose Portoferraio come sede dell´istituendo Segretariato permanente del Santuario ed il ministro dell’ambiente Matteoli avviò le procedure per la richiesta all´Unesco del riconoscimento dell´area del santuario quale patrimonio dell´Umanità. Una richiesta di cui si è persa traccia ed oggi anzi il ministro Pecoraro Scanio chiede lo stesso riconoscimento non più per Pelagos ma per il Monte Bianco.

Con il Piano, Francia, Italia e Monaco si sono così impegnate a studiare «nel modo più dettagliato possibile l´habitat dei cetacei, le abitudini di vita di questi giganti del mare, i loro spostamenti. Ed il loro stato di salute è dunque lo scopo principale del Piano di gestione del santuario dei mammiferi marini».

Nel 2005 all´Italia veniva concessa la sede del Santuario che però non era più a Portoferraio bensì a Genova, anche se il prestigioso palazzo Ducale non è poi stato disponibile.

Il presidente di Pelagos è Philippe Robert, al quale Greenpeace si è rivolta per bloccare il rigassificatore livornese, anche se ritiene (e non con tutti i torti) il Santuario «una scatola vuota che manca delle più elementari misure di tutela».

Pelagos è infatti iscritta tra le "Specialy protected areas of mideterranean Importance SPAMIs" e l’accordo internazionale prevede uno stato di conservazione favorevole dei mammiferi marini proteggendoli, insieme al loro habitat, dagli impatti ambientali negativi diretti o indiretti delle attività umane; sorveglianza e intensificazione della lotta contro ogni forma di inquinamento suscettibile di impatto diretto o indiretto sulla conservazione dei mammiferi marini; strategie nazionali per la soppressione progressiva degli scarichi di sostanze tossiche nel Santuario; divieto di competizione motonauti off shore; divieto di ogni cattura o turbativa dei mammiferi, escluse situazioni di urgenza o per ricerca; applicazione delle norme Ue contro le "reti derivanti"; nuovi sistemi di pesca e divieto di quelli dannosi per i mammiferi marini.

Buoni propositi, ma quasi tutti rimasti sulla carta.

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