[16/03/2007] Rifiuti

Eugenio Baronti: «Il Porta a porta ha anche implicazioni culturali»

CAPANNORI. Stasera alle 21,30 alla parrocchia di San Niccolò ad Agliana è in programma un’assemblea pubblica promossa dal comitato contro l’inceneritore di Montale per discutere sul tema: “Inceneritori: Rischi sanitari & Alternative – al quale interverranno Marco Paganini (Medicina democratica), Eugenio Baronti (assessore all’ambiente di Capannori), Sandra Vellutini (azienda Ascit), Rossano Ercolini (Rete nazionale rifiuti zero). Sono stati invitati i sindaci dei Comuni di Agliana, Quarrata, Montale e Montemurlo anche per discutere del modello scelto dal Comune di Capannori, che ha investito fortemente sul porta a porta.

Abbiamo quindi chiesto proprio a uno dei relatori, Eugenio Baronti (Nella foto), un commento sull’intervista che greenreport ha realizzato con il sindaco di Capannori Giorgio Del Ghingaro. Assessore, quella intervista è stata considerata da alcuni come un’aggressione. Lei l´ha letta? Cosa ne pensa?
«Credo che quella intervista abbia chiarito bene quale è l’azione che abbiamo deciso di intraprendere a Capannori. Del resto le domande più dure sono quelle che maggiormente danno la possibilità di chiarire le cose. Allora ricapitoliamo: noi abbiamo avviato un progetto di transizione partito da circa un anno con ottimi risultati e tutte le scadenze rispettate. Alla fine del 2007 contiamo di raddoppiare il numero degli abitanti coinvolti nel porta a porta, arrivando al 60% della popolazione. L’obiettivo del 2008 invece è di arrivare al 100% di cittadini raggiunti dal porta a porta per poi andare nel 2009 a stabilire una vera tariffa puntuale, calcolata in modo tecnologico sulla base della reale quantità dei rifiuti conferiti, che poi sarebbe il punto più alto della strategia contenuta nel decreto Ronchi».

Il nostro intento era quello di rendere merito allo sforzo del Comune di Capannori sulle raccolte differenziate, e al contempo quello di evidenziare che il problema rifiuti non si esaurisce con le RD. C´è una gerarchia di azioni che vanno conosciute, governate e dominate contemporaneamente: riduzione (alla fonte) - differenziata (con effettivo riciclo e conseguente produzione di altri rifiuti) - smaltimento.
«E’ assolutamente vero che il problema dei rifiuti non si esaurisce con la raccolta differenziata, ma è bene sottolineare che noi il porta a porta non la consideriamo solo come una modalità organizzativa della raccolta: per noi è una scelta che ha implicazioni culturali che vanno a incidere e modificare gli stessi stili di vita dei cittadini. E per questo salutiamo con soddisfazione i nascenti gruppi di acquisto solidale e una nuova consapevolezza nella scelta dei prodotti da consumare meno impattanti sulla salute e sull’ambiente».

Al di la delle differenti, evidenti, opinioni sulle metodologie di trattamento-recupero dei rifiuti urbani, Lei pensa che sia giusto o no che la filiera dei singoli flussi debba essere controllata pubblicamente e governata entro il principio di autosufficienza e di prossimità? E rispetto a ciò, qual è la vostra situazione e quella del vostro Ato?
«Il principio di autosufficienza e prossimità resta ovviamente valido. E’ chiaro per esempio che una parte dei rifiuti di Capannori oggi vada a smaltimento negli impianti tradizionali, anche se da quest’anno abbiamo ridotto di oltre 5mila tonnellate i rifiuti da conferire in discarica o all’incenerimento. Così come è vero che in Provincia di Lucca siano circa 50mila le tonnellate di indifferenziato che eccedono dalle potenzialità di trattamento attuale e quindi debbano essere esportate in altri territori. Ma allora qual è la situazione? O si creano altri impianti, oppure queste 50mila tonnellate si possono cancellare nel giro di un paio di anni coinvolgendo il 25%-30% dei cittadini della provincia nel porta a porta».

MI perdoni, si rischia però di fare confusione tra riduzione alla fonte e riduzione a valle, cioè il conferimento in discarica o inceneritore.
«Ha ragione. Io mi riferivo alla riduzione dell’indifferenziato mentre c’è anche da considerare il residuo dalle operazioni di riciclo. Oggi per esempio dove abbiamo una raccolta differenziata all’82%, abbiamo un 18% che va a smaltimento al quale si aggiunge il residuo da rifiuti prodotto nei processi di riciclo. Ma noi infatti non abbiamo mai detto “cancelliamo gli impianti”. Dire questo sarebbe demagogico, noi proponiamo di avviare una fase graduale che porti in un tot numero di anni ad avere una riduzione della quota di indifferenziato. Contemporaneamente è importante stabilire un percorso che ponga al proprio centro forti politiche di riduzione alla fonte e buone pratiche. E queste buone pratiche comunque possono essere indotte anche dalla raccolta porta a porta, che le assicuro responsabilizza e ha un enorme potere educativo. In questi mesi ho ricevuto moltissime richieste dai cittadini , che mi chiedono magari dove buttare un certo tipo di imballo e qualora la risposta sia al momento nell’indifferenziato perché non è recuperabile, mi sono sentito rispondere in alcuni casi “Allora non lo compro più”. Ecco, il porta a porta intercetta queste sensibilità e stimola la domanda di prodotti ecosostenibili e di imballi recuperabili».

Sia pure in un regime giuridico diverso (e soprattutto con un’attenzione assai minore da parte dell’opinione pubblica) esiste anche il problema dei rifiuti speciali, che anzi in alcuni casi sono conseguenza proprio della raccolta differenziata, come per esempio la carta.
«Questo è un problema serio che va affrontato con la stessa logica del recupero e del riciclaggio. Bisogna trovare il modo di smaltire i rifiuti speciali non dico con impatto zero che non esiste, perché sappiamo che qualsiasi attività umana ha un impatto, ma comunque con quello che ha minori conseguenze. Per rimanere all’esempio della carta riciclata è vero che per produrla si crea anche una percentuale significativa di ulteriore rifiuto, però bisogna anche ricordare che prima alle nostre cartiere arrivavano camion dalla Germania con maceri di pessima qualità, mentre oggi i maceri che gli mandiamo noi sono stati accuratamente trattati e quindi gli scarti sono diminuiti. Poi è evidente che uno scarto ci sarà sempre e per questo dovremo trovare soluzioni compatibili con il diritto alla salute e all’ambiente. Partendo dalla produzione dei beni, perché non si può pensare di risolvere tutto nella raccolta porta a porta. Serve un senso di responsabilità di chi progetta per ridurre al massimo la produzione di rifiuti alla fonte. Rifiuti zero è un’utopia, ma le utopie servono anche per alzarsi, per cominciare a camminare e per fare qualche passo in avanti».

A proposito di riduzione alla fonte, il Comune di Capannori rispetta le normative nazionali e regionali che impongono agli enti pubblici di acquistare almeno il 30% di prodotti derivati da riciclo?
«Sì. Dal giugno scorso Capannori ha adottato in toto le politiche del gpp. Chi partecipa a un qualsiasi bando per beni o servizi indetto dal Comune, deve essere certificato per l’utilizzo di almeno il 50% di prodotti riciclati. Abbiamo inoltre rinnovato il parco mezzi con auto elettriche o a metano abolendo la benzina e il diesel. E recentemente abbiamo portato i cittadini a visitare gli impianti Revet, per far vedere concretamente i risultati degli sforzi dei cittadini: ovviamente quando nei prossimi anni realizzeremo nuove aree verdi acquisteremo gli arredi alla Revet. Se tutte le amministrazioni adottassero criteri simili ai nostri, crescerebbe sia la domanda che l’offerta, anche da punto di vista della qualità».

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