[16/03/2007] Comunicati

Il G8+5 s´impegna sulla biodiversità e domani (speriamo) sul clima

POTSDAM (Germania). Anche la seconda giornata del G8 di Potsdam è trascorsa senza troppi sussulti e nella tiepida accoglienza da parte dei media.
I ministri dell´ambiente del G8 e i loro colleghi di Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica, riuniti hanno deciso la messa a punto di un rapporto che studi i danni economici della biodiversità, con la riduzione o la completa estinzione di specie di piante e animali.

In una cosiddetta ´Iniziativa di Potsdam´, i 13 ministri dell´ ambiente si sono detti a favore di calcolare i costi della scomparsa di specie sulla Terra. Lo studio relativo sarà fatto sul modello del rapporto preparato dall´ex capo economista della Banca mondiale Nicholas Stern sulle conseguenze economiche del riscaldamento della terra. La riunione di Potsdam, la prima fra rappresentanti di Ue, G8 e paesi n via di sviluppo, serve a fare un confronto e a verificare le posizioni in vista del vertice del G8 in programma a giugno a Heiligendamm, sul Mar Baltico.
Domani invece i 13 ministri dell´ambiente si occuperanno del riscaldamento del clima e delle conseguenze sul Pianeta.

Intanto a ravvivare un po’ il summit è arrivato l’immancabile blitz degli attivisti di Greenpeace che avanti alla residenza di Cecilienhof hanno innalzato un grande striscione giallo con la scritta ´G8: Stop talking - Act Now´. Per consegnare poi una petizione che chiede di prendere misure concrete contro il cambiamento climatico al prossimo G8 previsto a giugno, gli attivisti hanno raggiunto il palazzo istituzionale a nuoto.

«L´amministrazione Bush non ha fatto nulla finora contro il cambiamento climatico: abbiamo 13 anni al massimo per invertire la rotta ed evitare gli impatti più drammatici – ha detto Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace - Le emissioni di gas serra continuano ad aumentare inesorabilmente e un quarto di queste viene dalla distruzione delle foreste: i Paesi del G8 non stanno rispettando gli impegni presi».

Le cifre relative alle emissioni diffuse da Greenpeace parlano chiaro: in testa il Canada, con un + 30% rispetto ai livelli del 1990, seguito da Stati Uniti con un + 15,7%, Italia a + 12,3% e Giappone a + 7,7%.

Dal canto suo il ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio ha affermato che «I paesi in via di sviluppo chiedono risorse, soldi e nuove tecnologie. E noi dobbiamo darglieli perché la responsabilità dei cambi climatici attuali e dell´alto asso di CO2 è tutta dovuta a Europa, Giappone e Nordamerica. Noi dobbiamo investire seriamente nelle nuove tecnologie – ha continuato – e il vertice del G8 il prossimo giugno a Heiligendamm dovrà dare una risposta alle richieste per interventi contro il disastro dei cambiamenti climatici».

Torna all'archivio