[19/03/2007] Acqua

La gestione del servizio idrico integrato e l’emergenza

LIVORNO. Viva preoccupazione è emersa ieri la scorsa settimana al tavolo regionale permanente sull’emergenza idrica, per le previsioni di crisi dovute al perdurare dell’assenza di piogge ed ai cambiamenti climatici. L’assessore Artusa ha fatto bene a convocare tutti gli enti che sono coinvolti in questa complessa vicenda, dalla Protezione Civile regionale, alle Province (soggetti a pieno titolo sia nella protezione civile che nella delega trasferita dalla Regione delle attività tecnico-amministrative per la gestione della Risorsa Idrica), alle Prefetture, alle Autorità di Bacino, agli Ato, ai gestori del servizio idrico integrato, in conformità a quanto richiesto da Prodi nella sua ultima Circolare.

Rilevo però che nel settore idrico permangono alcuni elementi di ordine strutturale che, lungi dall’essere affrontati, peseranno sulle criticità climatiche, soprattutto in aree come la Val di Cecina (area critica secondo il PRAA recentemente approvato) e la Val di Cornia, nelle quali a causa degli eccessivi prelievi, soprattutto estivi, della natura torrentizia dei corsi d’acqua e della presenza di molti inquinanti, si vive già strutturalmente ed ordinariamente in sofferenza idrica. Proprio qualche giorno fa la Giunta regionale ha recepito le proposte della provincia di Livorno, del comune di Cecina e dell´Ato 5 per la tutela quali-quantitativa della falda della zona Gorili-Steccaia, dimostrando grande attenzione ai problemi idrici del nostro territorio e avviando un percorso che protegga l’unica falda buona per uso idropotabile della val di Cecina.

Risultano però ancora fortemente carenti nella gestione ordinaria quegli interventi strutturali finalizzati al risparmio della risorsa in tutti i suoi usi : da quello idropotabile pubblico a quello irriguo a quello produttivo. Proprio da questi territori vulnerabili si evidenzia la necessità di fare politiche veramente incisive e non solo sulla scia della emergenza. L’unico vero risultato positivo ad oggi è stata l’attivazione del progetto Aretusa per l’utilizzo industriale di quasi quattro milioni di mc di acque di depurazione. Rimane tutta l’urgenza di realizzare pozzi e tratti di rete autonomi da quelli industriali, rimane la necessità di predisporre prioritariamente una programmazione efficace per la riduzione delle perdite di rete, calcolabili in una percentuale che va dal 30 al 40% dell’acqua prelevata, con recupero di milioni di mc all’anno, e dovute ad infrastrutture troppo vecchie da essere a volte non riparabili.

Come pure occorre procedere all’istallazione su ogni singolo pozzo idropotabile dei contatori con teletrasmissione, così come richiesto dal Piano di Tutela regionale e come attivato dalla Provincia, ente concedente, così come è stato già fatto per quanto riguardo gli usi industriali.
E’ paradossale, come riportato dal Tirreno di oggi per il caso di Publiacqua spa, che il minor consumo di acqua negli usi civili, quindi il risparmio di risorsa, possa rischiare di dar luogo a tariffe maggiori invece di premiare i cittadini “virtuosi”. C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo sistema di gestione dove il bilancio economico entra in contraddizione con la primaria necessità sociale del corretto utilizzo della risorsa idrica e soprattutto del suo risparmio.

Risulta invece molto condivisibile la dichiarazione dell’assessore Fragai, sempre nello stesso articolo di stampa, quando afferma come ormai sull’acqua serva un piano nazionale e come il settore idrico necessiti di investimenti pubblici consistenti e di un impegno per non far gravare i costi aggiuntivi sulle fasce della popolazione meno abbienti. L’acqua deve essere pubblica, così come pubblico deve essere il controllo sulle concessioni per il suo utilizzo, perché è l’unica via per garantire a questo bene comune un accesso democratico per tutti e per evitare gli sprechi ingiustificati e oggi ingiustificabili.

Il problema dei prossimi anni non sarà solo quello di garantire l’acqua con le cisterne nei periodo di emergenza, ma soprattutto quello di assicurare ordinariamente un servizio efficiente, efficace nel risparmio e recupero dell’acqua, con esclusione di aumenti tariffari per i cittadini virtuosi e per i meno abbienti, aderente al calcolo scientifico della quantità di risorsa effettivamente disponibile e rispondente al concetto di “limite”. L’acqua non è un bene rinnovabile, il suo degrado qualitativo e quantitativo si combatte con la razionalizzazione degli usi, con l’ammodernamento delle reti, con sistemi di recupero negli edifici civili e uso delle acque di depurazione per usi industriali, impianti di irrigazione intelligenti, realizzazione di invasi in località non compromesse ambientalmente, miglioramento della qualità al rubinetto per evitare di dover acquistare acqua minerale e relative bottiglie di plastica.

Il secondo elemento che vorrei sottoporre alla riflessione, questa volta istituzionale e di revisione normativa, riguarda la sottovalutazione del ruolo delle Province nella programmazione strategica dell’uso della risorsa idrica. La Regione Toscana ha affidato alle Province la titolarità del demanio idrico ma non prevede la presenza delle province negli Aato, composti solo dai Comuni, e pertanto le autorità concedenti non possono contribuire ai Piani d’Ambito con le loro valutazioni sulla gestione dell’acqua. In sostanza i Comuni approvano le loro previsioni urbanistiche e approvano anche il piano d’ambito per la gestione della risorsa, senza doversi confrontare con chi, rilasciando le concessioni, tiene presente la valutazione complessiva sulla disponibilità di acqua e sulla compatibilità degli usi.

Sarebbe proprio auspicabile che in sede della nuova legge sui servizi si prevedesse un sistema gestionale molto più legato al risparmio della risorsa e con un forte ruolo delle autorità concedenti pubbliche, prendendo atto, anche a livello regionale, dello sforzo fatto dalle Province per lo snellimento delle procedure, il monitoraggio della risorsa, il censimento dei punti di prelievo ( vedi sistema INCAS.tro della Provincia di Livorno ) e la divulgazione di tutti questi elementi conoscitivi nei propri siti web istituzionali, anche con investimenti sui singoli bilanci provinciali di risorse proprie.
Nei prossimi giorni la Provincia di Livorno attiverà un tavolo di coordinamento sulla questione idrica chiamando tutti i soggetti coinvolti a livello provinciale.

* Anna Marrocco è assessore Provincia di Livorno alla Difesa del suolo

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