[22/03/2007] Rifiuti

Emissioni, rifiuti e soluzioni contemporanee

LIVORNO. La riduzione delle emissioni di CO2 a valori del 20% entro il 2020 è uno degli obiettivi che l’Unione europea ha deciso di raggiungere in maniera vincolante, per contribuire alla lotta al riscaldamento del pianeta. Ma da parte industriale cominciano ad arrivare i primi stop. E dopo l’industria europea dell’auto che ha denunciato l’impossibilità di raggiungere il tetto alle emissioni previsto, oggi anche da parte dell’industria degli elettrodomestici arrivano segnali di insofferenza.

Il consiglio direttivo del Ceced, che riunisce i produttori del settore, ha annunciato infatti l’intenzione di non rinnovare l’impegno volontario destinato all’efficienza energetica dei prodotti. Dopo aver investito 10 miliardi di euro nel settore del risparmio energetico, con un incremento del 40% dell’efficienza, che tradotta in emissione di C02 equivale ad un taglio di 17 milioni di tonnellate, adesso vogliono un sostegno adeguato da parte dei governi per proseguire su questa strada. In particolare chiedono di varare politiche incentivanti per la rottamazione degli elettrodomestici di vecchia costruzione a fronte dell’acquisto di quelli a basso consumo energetico.

Strada che già l’Italia ha intrapreso con la finanziaria che prevede infatti la detrazione fiscale fino al 20% per l’acquisto di frigoriferi e congelatori di classe non inferiore alla A+ acquistati nel corso del 2007.

In effetti il settore delle apparecchiature elettriche ed elettroniche è uno di quelli importanti per abbattere le emissioni, basti pensare che il settore degli elettrodomestici bianchi ha assorbito 250 TWh nel 2000, consumi che sono andati calando grazie alla commercializzazione di prodotti più efficienti. Ed è bastato che diventasse ufficiale l’etichettatura sull’efficienza come da direttive europee, che nel 2005 il 63% dei frigoriferi venduti in Italia era o di classe A o di classe A+. Con la conseguenza che nel corso di soli 5 anni (2000-2005) si è avuto un risparmio energetico equivalente alla produzione di una centrale da 500 megawatt. L’impegno del settore a livello europeo ha portato nel caso dei frigoriferi il miglioramento dell’efficienza in Europa del 27% tra il 1990 e il 1999. E con l’accordo volontario con le autorità europee per il periodo 2002-2008, che adesso si vuole mettere in discussione, le imprese del settore si sono impegnate ad una ulteriore riduzione del 12,3% rispetto ai livelli del 1999, raggiungendo al 2010 i 0,20 kWh/kg , vicino al limite fisico di efficienza stimato in 0,17 kWh/kg.

Secondo le stime del Ceced sarebbe possibile sostituire un parco elettrodomestici che hanno più di dieci anni di vita nell’Unione europea con un risparmio di emissioni pari a 22 tonnellate di C02 all’anno.

Ma...c´è il rovescio della medaglia: cosa comporterà questo in termini di produzione rifiuti considerato che frigoriferi, lavatrici e lavapiatti che hanno più di dieci anni di vita e che andrebbero a rapida rottamazione sono qualcosa come 188 milioni ? Tra l’altro la direttiva sulla gestione dei rifiuti provenienti da questo settore, sta subendo –almeno in Italia- ritardi su ritardi. E il fatto che non si riesca a mettere in atto un sistema corretto che porti almeno al riciclaggio di gran parte dei materiali di cui queste apparecchiature sono costituite, può comportare notevoli problemi.

Sia per la quantità di rifiuti da smaltire, sia per la loro pericolosità in termini di impatti sull’ambiente. Allora il dilemma è tra emissioni o rifiuti? La risposta ottimale e auspicabile è sicuramente né l’uno né l’atro. Ma è evidente che ancora una volta per riuscire ad ottenere vantaggi in entrambe le direzioni, sarebbe necessario che venissero attuate politiche integrate e contemporanee. E che si pongano oltre il problema di intervenire sulla parte finale del problema anche su quella della produzione. Dal lato efficienza energetica si sta già lavorando con risultati significativi, e i dati del Ceced lo evidenziano. Molto meno si fa invece sul lato della riduzione delle materie prime che stanno alla base dei processi di produzione.

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