[26/03/2007] Comunicati

L’Artico che si scioglie scopre vie, risorse e nuovi conflitti

LIVORNO. Perché due nazioni pacifiche come Canada e Danimarca si disputano con navi, sbarchi e bandiere innalzate, quasi fossimo ancora al tempo delle colonie, la piccola Isola di Hans (che in Groenlandese/Inuktitut si chiamerebbe Tartupaluk)? Il cambiamento climatico potrebbe presto far diventare vitale il possesso di questi 1, 3 chilometri quadri di terra ghiacciata e sterile nel canale Kennedy, al centro dello stretto di Nares che separa l’isola canadese di Ellesmere dalla regione autonoma danese della Groenlandia: possedere la sua sovranità diventerebbe essenziale per la corsa internazionale a risorse come petrolio, pesce, diamanti e soprattutto per l’apertura del mitico passaggio a nord-ovest.

E in molti cominciano a vedere una buona occasione nello scioglimento dei ghiacci artici: potrà essere anche catastrofico per orsi polari, trichechi ed esquimesi ma quelle acque e quei fondali finalmente liberi potrebbero essere una vera e propria miniera d’oro.

Nell´agosto 2005, la nave russa Akademik Fyodorov é stata la prima a raggiungere il Polo nord senza aiuto di rompighiaccio, l’apertura di nuove rotte marittime nel grande nord potrebbe diventare per i trasporti marittimi quello che l’apertura del canale di Suez ha rappresentato nel diciannovesimo secolo. Le acque del Polo nord finora inaccessibili potrebbero essere disponibili alla navigazione per almeno cinque mesi all’anno, questo potrebbe tagliare i tempi di navigazione dalla Germania nell´Alaska del 60%, passando attraverso l’artico russo, invece che dal canale di Panama. Mentre i canali tra le isole canadesi potrebbero diventare il passaggio di nord-ovest che ridurrebbe il lungo viaggio dall’Europa all´Estremo-Oriente.

L’Us Geological Survey stima che nell’artico ci siano fino al 25% delle risorse mondiali petrolifere e di gas non ancora scoperte e la Russia pensa che nell’area di sua competenza ci siano risorse minerarie per 1.5 migliaia di miliardi di euro.

Di fronte a questo, il cambiamento di clima diventa un dettaglio trascurabile e la lotta per il predominio territoriale segue le antichissime strade del confronto duro per la spartizione.
L’esplorazione per gas e petrolio nell’estremo nord va avanti a ritmi vertiginosi e con tecniche sempre più sofisticate: la Russia sta sfruttando un grande giacimento di gas naturale a Shkotman al largo del suo litorale artico e i norvegesi puntano sulla stessa area. Il petrolio potrebbe rinfocolare vecchi scontri e ambizioni geopolitiche.

La Norvegia e la Russia vantano diritti territoriali sul mare di Barents; gli Stati Uniti e la Russia su quello di di Beaufort; Canada ed Usa rivendicano il controllo del passaggio a nord-ovest; la provincia canadese dello Yukon e l´Alaska vogliono estendere i loro diritti anche al mare aperto.
Canada, Russia e Danimarca stanno cercando di estendere la propria sovranità marittima fino al Polo nord per fare in modo che il fondo marino faccia parte della loro piattaforma continentale secondo la convenzione Onu del 1982 per il mare. Il Canada, su questo in netto contrasto con gli Usa, ha già i suoi rompighiaccio militari a difesa del futuro passaggio a nord-ovest «per asserire la nostra sovranità e per agire per proteggere la nostra integrità territoriale» come ha detto il primo ministro Stephen Harper.

I problemi ambientali rimangono sullo sfondo dello scontro: rischio di sversamenti di petrolio, arrivo di animali da altre latitudini, cambiamento di vita per le popolazioni indigene, aumento della concorrenza per stock di pesci in diminuzione ed ora più facilmente raggiungibili anche in acque internazionali.

I primi confronti sullo sfruttamento ittico sono già in corso tra Norvegia e Russia che non riconosce al paese scandinavo il diritto esclusivo sulle ricche acque intorno alle isole Svalbard ed ha inviato navi da guerra a difendere i pescherecci russi.
Ma la guerra del pesce è in realtà, anche questa volta, per il petrolio e il presidente russo Vladimir Putin non lo nasconde nemmeno: quella per le risorse dell’Artico è «una battaglia seria e competitiva che si dispiegherà sempre più ferocemente».

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