[26/03/2007] Consumo

Equi e solidali, ma anche i fagiolini fanno discutere

LIVORNO. I fagiolini del Burkina Faso che Unicoop ha deciso di vendere nei propri superstore saranno anche equi e solidali, ma: 1 - non sarebbero sostenibili perché arrivano in Italia per via aerea e il traffico aereo è tra i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra; 2 - non sono equi con gli agricoltori italiani perché costano molto meno di quelli prodotti in Italia; 3 – non sono solidali con gli agricoltori del Burkina Faso perché invece di aiutare lo sviluppo di diversi tipi di coltivazioni tradizionali, incentivano una monocoltura estranea ai loro usi solo per venire incontro alla domanda dei Paesi sviluppati. Questi tre punti sono in sostanza i motivi che hanno portato il quotidiano Liberazione e il partito di Rifondazione comunista a criticare l’iniziativa della Coop.

Ne abbiamo parlato con Marcello Buiatti, professore di genetica all’università di Firenze. «Abbiamo sempre detto che l’ambiente è intriso di umanità, così come l’umanità lo è dell’ambiente: per questo ritengo che non esista un “equo e solidale” se poi non lo è sia per gli uomini sia per la natura».
Secondo Buiatti la questione, al di là del merito, deve essere letta attraverso la lente della conoscenza: «Un lavoro ad alto contenuto di conoscenza si ha quando le condizioni sociali in cui si sviluppa sono tali da promuovere l’apprendimento della conoscenza del lavoro stesso. Questo nel sud del mondo è fondamentale perché lì l’agricoltura è spesso di sussistenza e si basa su tecniche molto raffinate e senza uso della chimica. E’ importante stare molto attenti quando si interviene con queste iniziative perché invece ogni distruzione del contesto sociale può ridurre la trasmissione della conoscenza, quindi è fondamentale insegnare a usare la ricchezza naturale senza sprecarla, continuando a non utilizzare chimica e fertilizzanti».

Marcello Buiatti dei tre temi proposti per criticare l’iniziativa di Unicoop ne accoglie quindi uno solo: «Per le ragioni che dicevo prima la monocoltura è un rischio: bisogna evitare che vada a soppiantare altre colture distruggendo la biodiversità e che non utilizzi sistemi fertilizzanti che impoveriscono il terreno, mentre l’impatto ambientale prodotto dai trasporti aerei in questo caso è sostanzialmente trascurabile». Quello che invece il professore di genetica non condivide assolutamente è «la rivendicazione cooperativa sui produttori italiani che contraddice in pieno gli ideali che ispirano Rifondazione comunista e il quotidiano Liberazione: una volta che il libero mercato – conclude Marcello Buiatti – favorisce i paesi in via di sviluppo, si vorrebbe che guadagnassero meno».

Torna all'archivio